
Periti e avvocati si interrogano sul ruolo del collega
Di quella lite così ‘aspra’ ne parlò con un amico: rimase colpita anche perché non era la prima. Nel primo ‘episodio’, però, era lui a sembrare molto arrabbiato. Nel secondo, invece, Alice.
Al banco degli imputati siede soltanto una persona: Mohamed Gaaloul. È pur vero, però, che via via che il processo va avanti emergono contraddizioni, differenti interpretazioni e circostanze svelate a metà nell’ambito del procedimento in corso davanti alla Corte D’assise per il terribile delitto della giovane mamma di Ravarino, Alice Neri. Per qualcuno l’ipotesi ‘alternativa’ ancora non può essere esclusa. Per altre ‘parti’ processuali, invece, si rafforzano gli elementi di accusa contro Gaaloul.
Mercoledì mattina sono stati sentiti i consulenti in merito ai dati estrapolati dal telefono dell’imputato e all’auto della vittima. Hanno fatto ‘discutere’, però, le dichiarazioni rese dai testimoni della lista della parte civile, ovvero di Nicholas Negrini, vedovo di Alice Neri. Il tema centrale è stato il rapporto intercorso tra la vittima e il terzo uomo, ovvero il collega che mai è stato indagato nel procedimento in atto. In particolare hanno preso la parola i colleghi del terzo uomo e la barista del bar Motta dove lo stesso e la vittima erano soliti far colazione. "Venivano spesso insieme al bar per colazione o per l’aperitivo", ha confermato in aula. "Due settimane prima dell’omicidio hanno litigato in modo importante davanti alla mia auto. Li ho rivisti il 16 mattina, il giorno prima che Alice venisse uccisa. Anche in quel frangente hanno discusso. Quando ho rivisto ‘il terzo uomo’? Non ricordo di averlo visto il 18 (il delitto è avvenuto tra il 17 e il 18 novembre, ndr) ma la domenica si".
Ad intervenire circa le citate testimonianze è l’avvocato di Negrini ed ex pm Antonio Ingroia: "A mio avviso le testimonianze confermano i dubbi: mi pare evidente che sia stata del tutto smentita la versione fornita dal terzo uomo quando è stato sentito. La titolare del bar ha confermato la lite che lui aveva negato e ridimensionato". Secondo la criminalista Katia Sartori: "È emerso come il collega con cui verosimilmente aveva appuntamento il terzo uomo la mattina del 18 novembre in realtà non ricordi di questo appuntamento. Così come non ricorda la titolare del bar in questione di aver visto entrambi quella mattina a fare colazione".
La titolare del bar, "oltre a ricordare distintamente di aver visto il terzo uomo il 17 e il 20 novembre, non ricorda di averlo visto quella mattina. Un collega ha addirittura dichiarato che il terzo uomo, era avvezzo ad utilizzare in prestito un veicolo cui l’intestatario risulta essere un vicino di casa per recarsi a lavoro. Di questa abitudine nulla era mai emerso in precedenza". Di diverso avviso il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Cosimo Zaccaria: "Abbiamo registrato un importante ridimensionamento da parte dei colleghi di lavoro di Alice in merito al possibile coinvolgimento di un suo collega di lavoro nei fatti omicidiari: si è completamente dissolta l’ipotesi del cosiddetto "terzo uomo", rendendo ancora più importante il quadro accusatorio a carico dell’imputato".
Valentina Reggiani