
Intesa, coesione, divertimento per l’ennesimo rendez-vous firmato Amici del Jazz, secondo della serie "Don’t Shoot on the Piano Player" dedicata ai pianisti. Dopo la prèmiere di Enrico Intra, padre nobile del jazz italiano, le luci dello Smallet Jazz Club stasera si accendono sulla bravura visionaria di Luciano Bruni, musicista che sugli ottantotto tasti ha saputo ritagliarsi una carriera corroborata dal senso dell’arte. Alfiere del miglior jazz prodotto sotto la Ghirlandina, nell’occasione il band leader sarà accompagnato da Enrico Lazzarini (contrabbasso) e Andrea Burani (batteria) con una sintesi magistrale delle linee contemporanee dei rispettivi strumenti. Poetica e swing del pianista geminiano nel club di via dell’Abate Road si spanderanno dalle 21 con evergreen di Kenny Barron, Bill Evans e Keith Jarrett oltre che su brani autografi dalla triade, registrazione del concerto che verrà sigillata in un cd a suo nome. Eclettismo e talento le spezie che hanno permesso a Bruni, allevato a pane e "progressive", di divenire un musicista di spessore anche solo ascoltando i long play dei mitici Seventy. Viatico per le prime ribalte non scontate con Enrico Lazzarini, Ivan Valentini e Mario Parisini. Poi negli anni Ottanta s’inventò i Camarillo’s con Burani, Stefano K e Marco Rebeschi. Molti gli ensemble in cui ha militato, da leader o meno, come quando assieme agli Euforia partecipò alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo di Bologna in quartetto con il sassofonista James Thomson.
Gian Aldo Traversi