REDAZIONE MODENA

Andrea Bertolini, uno di noi alla guida delle leggende

Tra le tante notizie che sono uscite in questa scoppiettante 7° edizione del MotorValley Fest c’è stato anche l’addio alle...

Tra le tante notizie che sono uscite in questa scoppiettante 7° edizione del MotorValley Fest c’è stato anche l’addio alle corse di Andrea Bertolini, il pilota più vincente mai generato dalla nostra Provincia con ben 10 titoli internazionali. Bertolini ha cominciato da ragazzino con le moto da Enduro per poi passare al Kart, dove è stato notato da Beppe Schenetti, altra figura molto importante dell’automobilismo nostrano, che a soli 19 anni lo portò in Ferrari per far parte del team dei collaudatori delle gran turismo. Una dimensione che stava stretta al talento di Andrea. L’ingegnerone Luigi Mazzola, lo chiama a far parte della mitica Squadra Prove di Michael Schumacher. Qui Andrea marca il record non ufficiale della pista di Fiorano e partecipa ad alcuni momenti fondamentali, come lo shakedown su pista allagata artificialmente, alla vigilia del Gran Premio di Spagna del 2 giugno 1996 al Montmelò, per provare l’assetto da bagnato sulla F310. Un’idea che consente a Michael Schumacher di vincere il suo primo GP in Ferrari. Quando Giampaolo Dallara e Giorgio Ascanelli ricevono dal Gruppo Ferrari-Maserati l’incarico di riportare alla vittoria il Tridente, all’unisono pensano a Bertolini per lo sviluppo della MC12, una tra le vetture da corsa più belle e performanti mai costruite, per l’architettura a 12 cilindri, il motore di Modena e la linea classica da prototipo. Dei 3 titoli internazionali piloti vinti da Andrea con quella formidabile vettura scelgo il secondo, che ho vissuto in prima persona come addetto stampa del team. Il 23 novembre 2008 a San Louis in Argentina, Maserati Corse è chiamata ad una gara spareggio per l’assegnazione del titolo contro gli americani della General Motors. Durante le prove del sabato, lungo un circuito semi-stradale e inedito, l’MC12 di Bertolini-Bartels va a sbattere contro un muro distruggendo l’alettone posteriore. Lo scoramento ai box è grande, perché trattandosi di una trasferta intercontinentale, non ci sono pezzi di ricambio sufficienti per riparare la macchina. Il capo meccanico Gabriele Pagliarini, anche lui proveniente dal gruppo di Schumy, ha una intuizione. Manda i suoi ragazzi in paese (che distava parecchi chilometri) a cercare una saldatrice. La trovano. Con grande maestria riparano la macchina che il giorno dopo viene portata con grande fatica da Bertolini al traguardo al 5 posto, sufficiente per la conquista di un titolo che riporta la Maserati sul tetto del mondo 51 anni dopo il titolo F1 vinto la Juan Manuel Fangio con la 250F. Formidabili quegli anni.

Stefano Bergonzini