
"Di bar vicini ne hanno chiusi tre, perché si lavora poco e gli affitti sono alti". È preoccupato
Michele Borelli, 66 anni, proprietario del Caffè Solmi, pasticceria nella centralissima via Emilia. Preoccupato, perché l’ultimo Dpcm prevede che già nelle zone arancioni, il secondo tra i tre livelli in cui verrà diviso il Paese, bar e ristoranti debbano abbassare le saracinesche. Un tentativo di limitare i crescenti casi di contagio da coronavirus. L’Emilia-Romagna, al momento, non si trova in questa situazione, ma gli accertamenti vengono svolti a cadenza settimanale e i provvedimenti durano minimo quindici giorni.
Borelli, cosa pensa del nuovo provvedimento?
"Che sia un espediente per non darci un aiuto economico. Di sicuro non si risolve il problema, visto che il virus si può prendere dappertutto. Anche in casa, se mio figlio torna da scuola, può trasmettermelo. Quelli su bar e ristoranti sono, in gran parte, pregiudizi".
La chiusura alle 18 è stata un problema?
"Si. Soprattutto nel weekend è un disastro, quando il sabato e la domenica erano i giorni per recuperare le perdite della settimana".
I clienti sono diminuiti?
"Entrano pochissime persone. Una clientela soprattuto locale, con meno turisti rispetto agli scorsi anni. Un problema, visto che Modena era diventata una meta ambita con una bella affluenza. Per fortuna mi hanno dato cinque tavolini all’esterno. L’unica cosa vantaggiosa che la pandemia ha portato. Ma chi compra preferisce portare via senza consumare al bancone".
La consegna a domicilio può essere una soluzione?
"Per me no, perché le piattaforme online prendono il trenta per cento dell’ordine. Alla fine lavori per loro. Poi occorre comunque il personale: cuoco, aiuto-cuoco e una persona sempre al telefono. Me lo confermano dei colleghi che ci hanno provato. Io non lo faccio per questo motivo".
E le conseguenze economiche?
"Sono già in difficoltà adesso. L’affitto mi è stato diminuito del 50% fino ad agosto e spero il proprietario mi venga ancora incontro. La zona è cara. Di cinque persone assunte, però, ora sono solo due. Una la mattina e una che mi aiuta nella chiusura. Ho poi investito 40mila euro per il restauro di un laboratorio. Da tre mesi pago una ditta di Cuneo ma ha dei casi di Covid e non riescono a venire".
Un tentativo di rilancio dopo il lockdown?
"Speravo di assumere nuovo personale, confidando che la situazione migliorasse. Il pericolo ora è che si speculi sulla qualità".
C’è il rischio di rincari?
"Io non ho aumentato niente, ma può succedere. Bisogna considerare il costo di sanificazione, mascherine e detergenti. Al Solmi il caffè resta a 1.20, forse saremo costretti a un rincaro sui dolci".
Il poco preavviso è un rischio per i prodotti?
"L’inverno scorso ho buttato via gran parte della pasticceria preparata. Di recente ho anche discusso con un fornitore che mi ha portato farina in scadenza. Evidentemente le grosse aziende cercano di rivendere adesso l’avanzo".
Simone Viani