
Ripartire dal piano industriale e tentare tutte le strade possibili per ridurre gli esuberi.
Questa la strategia che stanno preparando Cgil e Cisl nella vertenza con la proprietà di Blufin, il gruppo che produce lo storico brand Blumarine e che lo scorso novembre è stato acquistato completamente da Liu Jo.
«Sapevamo già da tempo che i dati di bilancio non erano buoni ma siamo sorpresi dalla velocità con cui la proprietà ha aperto la procedura di licenziamento e il numero impressionante di esuberi dichiarati, 61 su 97 dipendenti» spiega Roberto Giardiello di Femca Cisl.
L’intenzione di Marco Marchi amministratore di Liu Jo, comunicata ai sindacati lo scorso 27 febbraio, è quella di tagliare, con procedura di licenziamento collettivo volontario, più della metà del personale.
Per la stragrande maggioranza si tratta di donne (quasi tutte nello stabilimento carpigiano e una piccola parte in punti vendita a Milano) e quasi tutte sono lontane dall’età pensionabile: quelle prossime alla pensione sono giù uscite gli anni scorsi e se a tutto questo si aggiunge che l’azienda non può più usufruire degli ammortizzatori sociali, perchè ha terminato tutte le ore di cassa integrazione disponibili, il quadro diventa allarmante.
«Speriamo di poter avere un nuovo incontro con la proprietà il prima possibile per confrontarci sul numero di licenziamenti considerati eccessivi» sottolinea Sergio Greco di Filctem Cgil.
I sindacati si sentono colti in contropiede perchè il passaggio di proprietà è avvenuto appena quattro mesi fa e la scorsa settimana l’annuncio della procedura di licenziamento.
«Non abbiamo avuto tempo di prepararci al tavolo di trattativa che speriamo di avere in settimana – prosegue Greco di Cgil – la nostra richiesta è di non lasciare a casa nessuno. Quando c’è stato il passaggio siocetario sapevamo che la situazione era grave, è da dieci anni che Blumarine è in difficoltà ma auspicavamo che la situazione fosse più morbida».
Del resto i bilanci parlano chiaro, negli ultimi anni il fatturato è sceso a 23 milioni di euro e le perdite sono pari a 14 milioni: Marchi ha annunciato che i tagli sono necessari, i sindacati si stanno preparando per cercare di portare a casa il male minore.
Cgil e Cisl chiederanno che «i licenziamenti siano su base volontaria, con incentivi all’esodo e con aiuti alla ricollocazione.
Ma prima ancora di parlare dei contenuti dell’accordo i sindacati chiederanno un piano industriale «da cui dobbiamo partire per capire qual è la prospettiva e il progetto di rilancio dell’azienda – sottolinea Giardiello di Cisl – un rilancio deve partire da investimenti».
Una eventuale forte riduzione dell’attività Blumarine, sottolineano i sindacati, metterebbe a rischio anche tutto l’indotto di contoterzisti che si trovano principalmente nel distretto della moda carpigiano.
«Negli ultimi anni erano già uscite circa cinquanta persone, chi poteva andare in pensione è già andato – prosegue Giardiello – procedendo con pensionamenti il problema non si risolve, serve un piano di rilancio».
Il nuovo incontro tra proprietà e sindacati dovrebbe tenersi questa settimana: al termine Cgil e Cisl si riuniranno in assemblea con i lavoratori per decidere eventuali azioni quali lo sciopero. Sul caso è intervenuta anche la consigliera regionale del Pd Palma Costi: «Esprimo grande vicinanza ai lavoratori e alle lavoratrici che stanno affrontando questa situazione così complicata. Mi farò carico di attivare tutte le istanze necessarie per la loro massima tutela».
Silvia Saracino