ALBERTO GRECO
Cronaca

"Continueremo a difendere la memoria di don Giorgio"

San Felice, l’incontro per ribadire l’estraneità del prete alle accuse di pedofilia. Presente monsignor Pizzi: "Lo conoscevo bene, su di lui tante bugie".

Carlo Giovanardi nel momento del suo intervento

Carlo Giovanardi nel momento del suo intervento

La figura di don Giorgio Govoni, a 25 anni dalla scioccante morte del maggio 2000, e le vicende di pedofilia e riti satanici nei quali era stato coinvolto insieme ad alcune famiglie, riabilitata ancora ieri nel corso di una iniziativa pubblica tenutasi nella Sala Teatro di Rivara di San Felice. Vi hanno preso parte diverse decine di persone, tra cui il fratello e la cognata, legate a questo parroco di San Biagio e Staggia, noto anche come prete camionista, oltre a Serafino Amodeo, Carlo Giovanardi, Lorena Morselli e Marisa Pucci. Da loro è venuta una aperta e documentata replica alle tesi sostenute in recente libro pubblicato da un padre affidatario di uno dei bambini sottratti alla famiglia d’origine, Giordano Bindi, dal titolo "L’infanzia violata: cronache di abusi sessuali e violenze nella Bassa modenese degli anni Novanta". In esso si rivalutano tutte le teorie del professor Foti, riproponendo chiacchiere e accuse nei confronti di don Giorgio, dipinto come il capo della setta che costringeva i bambini a seguire riti satanici nel vicino cimitero di Massa Finalese. "Se lui non fosse morto e si fosse tenuto il processo, – ha spiegato e argomentato Amodeo, avvocato incaricato dalla Curia di seguire la vicenda – sarebbe stato assolto alla luce della dichiarazione di non esistenza in tutti i gradi di giudizio di tutti i fatti che lo incriminavano".

La riabilitazione di don Giorgio era un preciso impegno assunto del vescovo Benito Cocchi nel giorno del funerale del sacerdote. "Non tralasceremo nulla, da oggi, di quanto è possibile, in ogni sede e con ogni mezzo lecito, perché tutto venga chiarito e la memoria di don Giorgio resti incontaminata. Lo esige l’onore del sacerdote, il dolore dei parenti e degli amici". Ieri alla iniziativa ha preso parte anche mons. Lino Pizzi, arcivescovo emerito di Forlì e Bertinoro, amico personale di don Giorgio. "Con don Giorgio – ricorda Pizzi – eravamo amici fin dal seminario. Ci conoscevamo come preti, conoscevo la sua famiglia e non potevo essere estraneo alla sua situazione che era diventata insopportabile. Oggi assistiamo a questo tentativo di giustificare l’accaduto accusando perché il ‘Comitato voci vere’ è arrivato a diffidare giornalisti, politici, ecclesiastici a voler diffondere che don Giorgio non è stato condannato. Vero che non è stato condannato, perché il giorno prima che venisse pronunciata la sentenza è morto. Il processo però ha assolto Lorena Morselli con formula piena perché il fatto non sussiste. I figli hanno fatto ricorso alla Cassazione. E la Cassazione ha ricusato il ricorso. Fin dall’inizio del primo processo era emerso che almeno in parte si erano raccontate frottole".

Alberto Greco