Covid, il meteo pesa La scoperta scientifica "Sopra i dieci gradi il virus perde potenza"

Studio interdisciplinare dell’università sulla relazione clima-malattia. Un’alta esposizione ai raggi Uv rallenta la severità della patologia. "Risultati importanti utili per contrastare eventuali infezioni future" . .

Covid, il meteo pesa  La scoperta scientifica  "Sopra i dieci gradi  il virus perde potenza"

Covid, il meteo pesa La scoperta scientifica "Sopra i dieci gradi il virus perde potenza"

di Alberto Greco

Da rivedere molte delle convinzioni che hanno suggerito le misure prese durante i lunghi mesi segnati dalla pandemia da Sars-CoV-2. Uno studio interdisciplinare di ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia – gli epidemiologi, Marco Vinceti e Tommaso Filippini, i fisici Erica Balboni e Sergio Teggi, l’ingegnere Sofia Costanzini, affiancati da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, tra cui il presidente Silvio Brusaferro – hanno consentito di chiarire la correlazione tra fattori climatici e diffusione e severità della patologia covid-19.

"Abbiamo testato tre aspetti innovativi – spiega Vinceti, igienista del dipartimento di Scienze Biomediche – il primo per verificare se variazioni ‘lievi’ di temperatura esterna possono davvero aver influenzato la diffusione del Covid in un periodo in cui non c’era vaccinazione né varianti (2020), e tenendo conto delle limitazioni ai movimenti (lockdown)". In secondo luogo, "abbiamo monitorato non solo la diffusione dell’infezione, ma anche i ricoveri ospedalieri o i decessi. In altre parole, abbiamo cercato di capire se parametri meteorologici influenzano non solo la diffusione e il contagio, ma anche la severità della patologia, cioè la risposta dell’organismo". Terzo, "abbiamo utilizzato per la prima volta modelli di analisi statistica in grado di fornirci informazioni precise su quello che capita sia ad alte che a basse temperature, umidità".

Gli autori hanno potuto così evidenziare per esempio come l’umidità esterna non abbia avuto alcuna sostanziale influenza su diffusione e severità clinica del Covid-19 nel nostro Paese, mentre un’alta esposizione ai raggi ultravioletti, condizione che si verifica da fine marzo a fine settembre, ha ‘inibito’ la malattia, specie nel corso della seconda ondata. In altre parole – anche se può far sorridere – era meglio scappare tutti quanti ai tropici per sfuggire alle conseguenze più gravi della malattia. I risultati più interessanti, tuttavia, sono emersi rispetto alle temperature all’aperto: si evidenzia infatti una suggestiva capacità di ridurre la diffusione e la severità dell’epidemia sopra i 10 gradi e allo stesso tempo quando le temperature sono molto basse. "I risultati di questo studio – sottolinea Filippini – confermano come la relazione tra ambiente e salute sia di cruciale importanza, in particolar modo in un periodo storico in cui gli effetti dei cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno delle agende italiana ed europea". In particolar modo, "il riconoscimento del ruolo dei fattori climatici nella diffusione e severità del covid potrà essere di aiuto nella valutazione degli interventi in caso di analoghe malattie infettive".

Lo studio, dal titolo ’The influence of meteorological factors on Covid-19 spread in Italy during the first and second wave’ per il suo indubbio interesse scientifico è stato pubblicato su ’Environmental Research’, prestigiosa rivista nei settori della sanità pubblica e medicina ambientale.