
Una storia quasi centenaria alle spalle – si tramanda da tre generazioni – che si chude ora con la cassa integrazione straordinaria per 30 dipendenti.
La Migor di Carpi, storica azienda di produzione e commercializzazione di camicie, fondata nel 1931 da Minervo Gorgò, poi passata negli anni Cinquanta al figlio Roberto (scomparso a dicembre 2020) e attualmente in capo alla moglie di Roberto che la gestisce con i suoi 4 figli Andrea, Fabio, Stefano e Daniele, rischia la chiusura. "Questa situazione di difficoltà già esisteva da quattro anni e si è poi acuita con la perdita del cliente più importante (la Navigare, ndr) e la pandemia – spiega il sindacalista Sergio Greco, della Filctem Cgil – fino ad arrivare alla richiesta di concordato. Unitamente alle Rsu ed ai lavoratori, ci siamo subito attivati con una serie di incontri con la proprietà per scongiurare la chiusura definitiva dell’attività e la conseguente perdita di 30 posti di lavoro, ma l’unico risultato che siamo riusciti a raggiungere attualmente è stato quello di fare attivare a tempo di record la cassa straordinaria per 12 mesi, ovvero fino al 23 ottobre 2022 che dovrebbe consentire quanto meno la salvaguardia dei livelli occupazionali". "Si tratta di una realtà conosciuta e stimata, virtuosa e che ha sempre rispettato i canoni contrattuali: per questo la situazione è ancora più preoccupante. Le istituzioni, Comune e Regione, ci stanno manifestando la loro solidarietà ed è stato attivato anche il tavolo regionale per agevolare la ricollocazione dei lavoratori".
"Siamo in cassa integrazione da ottobre 2019 – racconta una dipendente –. Confidavamo che l’azienda avrebbe recuperato, poi il Covid ha aggravato tutto. A luglio abbiamo scoperto che l’azienda aveva chiesto il concordato e si è iniziato a sentire la parola ‘licenziamenti’. La proprietà stava cercando un acquirente per il capannone (di via Fleming, dove l’azienda si è trasferita nel 2008 dalla sede storica di via Colombo, demolita nel 2018) per tamponare la situazione ma purtroppo l’operazione non si è concretizzata. Di fatto l’azienda non ha chiuso, lo spaccio è ancora aperto (sei dipendenti circa) ma noi siamo a casa in Cassa a zero ore".
"Condivido la preoccupazione dei sindacati – conclude Stefania Gasparini, vice sindaco e assessore all’Economia –. Questo è uno dei momenti più complicati per il nostro distretto, con luci ed ombre.
Grazie al tavolo della moda regionale dove sono presenti associazioni, istituzioni e sindacati, stiamo lavorando con la Regione per supportare ed innovare le politiche industriali di cui anche il distretto necessita affinché non siano le maestranze a pagare inerzie o scelte sbagliate".
Maria Silvia Cabri