MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

"Custodire la fabbrica Bugatti non è stato un lavoro ma una gioia"

Ezio Pavesi ’sorveglia’ insieme con la moglie e il figlio Enrico lo stabilimento di Campogalliano dal 1991 "Sento che questo gioiello non è valorizzato abbastanza, non riesco a identificarmi con il nuovo progetto"

di Maria Silvia Cabri

Quando Ezio Pavesi, 59 anni, di Campogalliano, parla della sua ‘missione’ portata avanti con cura e fedeltà, gli brillano gli occhi e la voce è densa di emozione. Per trenta anni, infatti, è stato il ‘custode dello stabilimento della Bugatti’, l’inconfondibile ‘Fabbrica Blu’ che ha sede a Campogalliano e che è ben visibile anche dall’autostrada. Custode dello stabilimento, ma soprattutto della ‘storia’ di quello che la Fabbrica Blu ha rappresentato, dal 1987 al 1995 grazie all’imprenditore Romano Artioli che è riuscito a fare rivivere il marchio Bugatti dopo che la produzione era cessata, portandola dalla Francia all’Italia.

"Per cinque anni mia moglie ed io, e poi anche i miei suoceri, abbiamo fatto i custodi assunti da Artioli – spiega Ezio Pavesi – vivendo nella attigua Foresteria. Poi nel 1995 l’azienda è fallita: mi sono trovato un altro lavoro ma non sono mai venuto bene a quello che ho sempre considerato un ‘dovere morale’. Ossia prendermi cura di questo stabilimento e preservarne la storia. Non è mai stato per me un lavoro ma una missione di vita. Ho investito tutto il mio tempo libero in questo luogo per curare l’edificio e la sua storia, e non è mai stato per me un sacrificio ma un privilegio". In questi trenta anni, tutti i giorni Ezio Pavesi ha curato il verde, perlustrato i capannoni vuoti da cui uscivano le fuoriserie, li ha tenuti tiene in ordine, allontanato i ladri di rame, grazie ai suoi giri notturni con il cane, e ha accolto i visitatori, provenienti da tutto il mondo, guidandoli alla scoperta della fabbrica abbandonato ma, ancora attuale e moderna.

"Faccio questo ‘lavoro’ per pura passione e per riconoscenza verso il presidente Romano Artioli – spiega Pavesi -. Averlo conosciuto mi ha cambiato la vita, come l’essere entrato nell’universo Bugatti. Ero presente quando Michael Schumacher nel 1994 è venuto qui a Campogalliano a ritirare la sua Bugatti EB110 SS di colore giallo. Con Artioli sono andato a Londra, a Parigi, per le presentazioni internazionali; ho parlato con Alain Delon mentre indossavo uno smoking. Solo due persone erano in possesso del codice di allarme di tutto lo stabilimento: mia moglie Lorena ed io".

"Qui tutto è ‘mito’: lo stabilimento già di per sé è un’opera d’arte. Tenerlo così in ordine e farlo conoscere è l’unico modo di salvare la storia, evitare che vada persa e dare valore a quello che è stato fatto qui dentro". Dopo trenta anni, Pavesi lascia la sua ‘missione’: "Ho sempre sognato di essere parte della nuova vita della fabbrica, ho dato consigli e offerto il mio aiuto. Negli ultimi mesi ho visto con i miei occhi tutti gli alberi e il verde di cui mi sono preso cura in questi anni, venire tagliati in pochi giorni, le piastrelle rimosse dai pavimenti, come tutti gli uffici e gli impianti rimasti. Sento che questo gioiello di storia e tradizione non è valorizzato abbastanza. Spero comunque dal profondo del mio cuore che il futuro della Fabbrica Blu sia luminoso, ma io non riesco ad identificarmi con l’attuale progetto (la realizzazione di un MuseoDeposito di macchine da corsa d’epoca, da parte della nuova acquirente americana, ndr). Quindi non ha senso che io resti qui". "Ho 24 anni ed in questa fabbrica ci sono nato – prosegue il figlio Enrico -. Ho aiutato mio padre fin da piccolo, prima per obbligo poi per passione. Ho visto mio padre dedicare la sua vita e combattere per questo luogo senza mai arrendersi. Tutti i visitatori che abbiamo ospitato si sono appassionati e sono rimasti strabiliati da ogni storia che la fabbrica raccontava. Mi spezza il cuore vedere la fine di quest’era, ancora di più sapendo cosa significa per mio padre e per la mia famiglia. Continueremo comunque il nostro impegno attraverso l’archivio curato dall’associazione storico culturale ‘Bugatti Automobili Campogalliano APS’ che attualmente raccoglie più di 1000 tra oggetti e documenti connessi alla storia della Bugatti".