
"Ecco il Mozart meno noto Geniale e impertinente"
di Stefano Marchetti
"Se c’è un musicista che avrei voluto spiare dal buco della serratura, mentre componeva, quello è proprio il grandissimo Mozart", confessa Tullio Solenghi. L’ha ‘incontrato’ già alcuni anni fa, quando interpretava Salieri nella versione teatrale di "Amadeus" di Peter Shaffer: "Già allora mi ero preparato leggendo un sacco di lettere di Mozart, alcune scritte da lui, altre che gli erano indirizzate, altre ancora che parlavano di lui – ricorda il celebre attore –. E adesso Amadeus torna a bussare alla mia porta". Sono infatti le sue parole (e le sue note) a intessere il recital "Mittente: Wolfgang Amadé Mozart" che Solenghi, insieme al Trio d’Archi di Firenze, presenterà stasera alle 21 a Modena, per suggellare la rassegna estiva del teatro Comunale Pavarotti Freni al Cortile del Melograno. I testi del compositore punteggeranno i cinque movimenti del "Divertimento per trio d’archi KV 563", l’unico trio per violino, violoncello e viola scritto da Mozart, un delizioso capolavoro.
Solenghi, ma che Mozart ci racconterà?
"La vita di un genio ironico, impertinente, anche trasgressivo. Lo seguiremo nelle sue diverse età, già da quando, ancora bambino, il padre lo portava in giro per le corti europee come un fenomeno. Mozart non ebbe un’infanzia come i suoi coetanei, e per questo forse conservò un lato bambino anche da adulto".
In che senso?
"Fra le sue lettere ce ne sono alcune decisamente scatologiche, con quel linguaggio disinvolto e scollacciato che piace ai bambini e che in Amadeus rispunta in età matura. Anche in questo si dimostra la sua genialità. Fu un innovatore, un rivoluzionario. Pensi soltanto a ‘Le Nozze di Figaro’: per la prima volta il protagonista non era una divinità ma un barbiere, capace di mettere alla berlina un conte".
Mozart però non ebbe una vita felice...
"Nelle lettere emergono i suoi dolori, le sue difficoltà. Oggi potrebbe essere miliardario con i diritti d’autore, ma al tempo era indebitato fino al collo: lo stesso ‘Divertimento’ venne composto forse per pagare una cambiale. Terminò la sua esistenza in una fossa comune. È incredibile vedere come personalità geniali affrontino vite tragiche".
Lei che rapporto ha con la musica classica?
"Adoro la musica barocca, quindi Mozart, certo, ma anche Bach, Vivaldi... Per me il barocco è come un buen retiro. C’è chi canta sotto la doccia, io invece amo immergermi nella vasca da bagno ascoltando ‘La follia’ di Corelli. E mi piace anche cantare, sono un baritono mancato: in questo recital, provo anche a intonare la serenata dal Don Giovanni, ‘Deh, vieni alla finestra...’ Ma senza prendermi troppo sul serio".
Condividerà la scena con un trio d’archi. Da un Trio a un Trio...
"È vero: il trio mi gira sempre attorno. E in autunno torneremo duo: insieme a Massimo Lopez, presenteremo infatti un nuovo spettacolo, ‘Dove eravamo rimasti’, che debutterà a Ferrara. Non posso ancora svelare troppo, ma ci sarà un po’ della nostra storia".