
Da sinistra. Bianca Andreea Bolos, Matilde Montecchi, Lucrezia Marino
La cronaca nera è la parte dell’attività giornalistica che tratta di avvenimenti come rapine, omicidi, suicidi e reati gravi, in generale eventi legati alla criminalità e all’illegalità. Può essere divulgata in vari modi, per esempio podcast, programmi televisivi e articoli come questo. L’argomento principale della cronaca nera, che tutti conosciamo e cattura molto l’attenzione di noi adolescenti, sono gli omicidi. Gli omicidi sono un grande insieme che comprende altri sottoinsiemi, come i femminicidi.
I femminicidi sono gli ’omicidi delle donne’, infatti vedono come vittima una persona di sesso femminile. La parola femminicidio è un neologismo, composto dalla parola FEMMINA e la desinenza -CIDIO. Il termine venne usato per la prima volta nel 1977 nell’opera ’Le violentate’ di Maria Adele Teodori. Non tutti gli omicidi che vedono come vittima una donna sono femminicidi. Per esempio, se una donna viene uccisa durante una rapina, in quel caso non si tratta di femminicidio. Per femminicidio si intende una serie di violenze (fisiche e psichiche) che si ripetono nel tempo e sono molto logoranti, al punto tale da causare la morte di una donna.
Le persone che si macchiano di questi reati non sono solo individui di sesso maschile, ma anche altre persone che fanno parte del nucleo familiare della vittima, o conoscenti, ma la maggior parte delle volte avvengono per mezzo dei compagni o ex compagni delle vittime.
Non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, i femminicidi stanno diventando sempre più frequenti. Dall’inizio di quest’anno si sono verificati già 3 femminicidi e l’anno scorso, sempre in Italia, circa 100.
Pensiamo che le storie di femminicidi non solo possano, ma debbano rappresentare un’importante occasione di riflessione collettiva su tematiche che riguardano profondamente la nostra società.
Questi tragici eventi devono spingerci a riflettere sul modo in cui le relazioni interpersonali si costruiscono e si sviluppano, sulla necessità di promuovere una cultura del rispetto, della comprensione reciproca e del supporto continuo tra individui. La violenza, in ogni sua forma, si fonda spesso su dinamiche di potere e controllo che devono essere riconosciute e affrontate con urgenza.
È essenziale, infatti, che fin da giovani gli adolescenti vengano educati e sensibilizzati a riconoscere i segnali della violenza, fisica, psicologica o sociale, in modo da poterla fermare prima che raggiunga livelli devastanti.
Occorre, inoltre, creare uno spazio sicuro in cui i giovani possano aprirsi senza paura di essere giudicati, un ambiente dove le esperienze, anche le più difficili e dolorose, possano essere condivise e supportate.
La salute mentale, strettamente legata a questi temi, è una componente centrale per la crescita sana dei ragazzi e deve essere trattata con la stessa serietà e attenzione con cui trattiamo altre problematiche fisiche. Non è solo una questione di prevenzione, ma anche di costruzione di una cultura del dialogo, dell’ascolto e della consapevolezza.
In un periodo storico in cui l’attenzione sui diritti delle donne e sul benessere psicologico dei giovani è sempre più forte, è essenziale che queste storie di femminicidi non vengano mai dimenticate, ma che diventino occasione per alimentare un dialogo profondo e un impegno concreto nel promuovere cambiamenti reali. Queste tragiche vicende devono servire da monito e da spinta per una società che non tolleri la violenza, ma che la combatta con tutti i mezzi a sua disposizione.
La responsabilità di educare, sensibilizzare e formare le nuove generazioni, affinché diventino cittadini consapevoli e impegnati nella difesa dei diritti umani, è il passo fondamentale per costruire una società più giusta, equa e rispettosa, dove il valore della vita e della dignità umana venga sempre tutelato.
Bianca Andreea Bolos, Matilde Montecchi, Lucrezia MarinoClasse 3^ C, scuola Galileidi Maranello