
Sarà oggi il giorno in cui, in un Consiglio comunale pubblico, alle 19.30 in piazza Calcagnini sarà conferita la cittadinanza benemerita a Vincenzo Mollica, il noto giornalista nato a Ubersetto. A seguire, sarà un altro famoso giornalista formiginese, Marco Nosotti, a intervistare Mollica sulla sua lunga carriera (per il pubblico, ingresso libero fino a esaurimento posti con green pass). Nato nel 1953 a Ubersetto, da mamma emiliana (Afra Malagoli) e padre calabrese, Mollica a tre mesi lascia l’Italia e trascorre l’infanzia in Canada. A sette anni, torna a Motticella, in provincia di Reggio Calabria. Frequenta il liceo a Locri, l’Università Cattolica di Milano e si laurea a Urbino. Poi, nel 1980, arriva alla Rai. L’interesse per la musica, il cinema e i fumetti lo ha portato a diventare uno dei primi giornalisti televisivi specializzati in spettacolo. In Rai ebbe come maestro Enzo Biagi; da allora ha raccontato (in qualità d’inviato) grandi eventi quali il Festival di Sanremo e le cerimonie di premiazione degli Academy Awards, nonché del Festival di Cannes e della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Già conduttore di trasmissioni televisive quali Prisma, Taratatà e Per fare Mezzanotte, Mollica ha curato la rubrica settimanale del TgUno DoReCiakGulp e ha all’attivo diverse pubblicazioni. Lo scorso anno, in occasione del suo pensionamento, in tanti - artisti e colleghi – lo hanno salutato con stima e affetto; uno tra tutti, Vasco Rossi che ebbe a dire: "Sono qui solo per te. Per ringraziarti a nome di tutti per la tua passione unica nel raccontare la musica, soprattutto italiana, senza una esterofilia esagerata e con rara sensibilità". Vincenzo Mollica e Marco Nosotti, sottolinea il sindaco Maria Costi, "sono voci apprezzate nei contesti professionali che frequentano e amatissimi dal pubblico italiano. Anche se in ambiti diversi, quello relativo allo spettacolo e alla cultura per Mollica, e quello sportivo per Marco, entrambi hanno scelto di farsi testimoni di messaggi positivi e mai sopra le righe. Per questo, li sentiamo davvero come nostri ambasciatori".
Gianpaolo Annese