
La sede di via San Pietro
Modena, 13 novembre 2015 - Nonostante quella seconda chance che il consiglio di Stato gli aveva prospettato una decina di mesi fa, il giudice di pace di Modena ‘troppo lento sul lavoro’ si è visto revocare definitivamente il suo incarico. Dunque, è stato ‘licenziato’ (perché l’effetto è proprio questo) . Ciò sancisce, di fatto, una sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (Tar) arrivata nei giorni scorsi. Il caso, piuttosto singolare e intricato, era già finito sulle cronache, quando il ministero della giustizia aveva notificato al magistrato onorario la prima revoca dal suo ruolo con questa motivazione: «Non tempestivo compimento dell’attività d’ufficio» che avrebbe «connotato quasi tutto l’arco del percorso professionale».
Atto che era frutto di alcune verifiche interne disposte da Roma (come prassi) all’interno degli uffici di via San Pietro e relative al solo anno 2011/2012. La questione sollevata dai ‘controllori’ era legata ai tempi di deposito delle sentenze pronunciate dal giudice, ritenuti oltre i limiti temporali previsti. Il succo del discorso è evidente: il magistrato onorario (da anni incaricato a Modena) era accusato dal dicastero di non portare a termine in tempi sufficientemente celeri i lavori a lui affidati. Per questo motivo, nel luglio dello scorso anno, gli avvocati Francesco Braschi e Giorgio Pagliari (nominati dal giudice di pace in questione) si sono rivolti al tribunale amministrativo, ricorrendo contro ministero della giustizia, consiglio superiore della magistratura e consiglio giudiziario. Ricorso dove si chiedeva espressamente che la revoca venisse annullata. In un primo momento l’aver ‘bussato’ al tribunale amministrativo non aveva dato gli esititi sperati: il Tar, difatti, aveva definito il ricorso come «non assistito da apprezzabili elmenti di fumus boni juris».
Ma la questione non è finita con il respingimento del ricorso, anzi. Successivamente gli atti sono passati direttamente al consiglio di Stato. E qui i ‘colleghi’ del giudice di pace modenese hanno, appunto, dato al magistrato onorario una seconda chance: dopo una sommaria cognizione della vicenda il ricorso stavolta è stato accolto. «Il provvedimento del ministero appare fondato su un presupposto materiale non corrispondente alla realtà». Dunque non sarebbe dimostrata nei fatti la lentezza sul lavoro del giudice di pace. Consiglio di Stato che ha rimandato la questione al Tar, con l’invito a fissare quanto prima un’udienza nel merito, dove si sarebbe dovuto, definitivamente, trattare il ricorso del magistrato onorario contro la revoca dal ruolo piovutagli addosso da Roma. Nel mentre il giudice di pace era stato reintegrato al suo ruolo, se non che, proprio in quei giorni, il ministero ha recapitato una seconda revoca differente dalla prima, ma sempre con la stessa motivazione. La seconda udienza al Tar effettivamente c’è stata, lo scorso cinque novembre. Ma, come detto, successivamente alla pronuncia del consiglio di Stato, il ministero della giustizia ha ribadito nuovamente la revoca. Per questo il Tar del Lazio ha dichiarato il ricorso improcedibile. A quanto trapela il magistrato onorario non sarebbe intenzionato a ricorrere nuovamente, tornando, forse, a svolgere il lavoro di avvocato e perdendo l’incario affidatogli negli uffici di via San Pietro.