La diffusione nell’utilizzo dei cellulari e, di conseguenza, la grande semplicità con cui ci si può connettere con il mondo intero, hanno dato vita al fenomeno del cyberbullismo. Tale termine è stato coniato nel 2002 dall’educatore canadese Bill Belsey e si riferisce, nello specifico, ad un fenomeno che prevede l’aggressione ’virtuale’ condotta da un singolo o da un gruppo nei confronti di altri utenti, spesso più deboli. Questo fenomeno non prevede necessariamente una relazione di amiciziaconoscenza tra il cyberbullo e la vittima, in quanto i cyberbulli possono essere persone conosciute o mai viste e addirittura connesse dall’altra parte del mondo e il materiale utilizzato può essere diffuso in tutto il mondo. Da una rilevazione del 2022 condotta dal Sistema di sorveglianza Hbsc Italia, è emerso che circa il 15% dei giovani ha subito almeno una volta atti di cyberbullismo e le vittime sembrano essere maggiormente le ragazze.
I cyberbulli fanno ormai più paura dei bulli ’classici’: questi, infatti, ritenendo che ciò che viene fatto nel mondo virtuale non sia un reato, credono di avere ampia libertà nel poter dire e fare online ciò che non avrebbero il coraggio di dire e fare nella vita reale, pensando dunque di essere invisibili e di nascondersi dietro alla tecnologia. Non potendo vedere con i propri occhi la reazione da parte della vittima, i cyberbulli non riescono a comprendere fino in fondo gli effetti delle loro azioni su chi le subisce e anzi tendono a discolparsi, come se avessero una doppia personalità online a cui dare tutta la colpa.
Nessuno di noi vorrebbe mai essere incluso in questo fenomeno, ma viviamo nel secolo dei social network e delle parole digitali, che possono ferire più che le botte fisiche, pertanto dobbiamo mettere in conto che questo potrebbe accadere anche a noi. Non ci sembra giusto che dei ragazzi, anche molto piccoli, soffrano per colpa di altri che credono di essere superiori offendendo e umiliando senza pensare alle conseguenze. Ricordiamo sempre che, se dovessimo trovarci in una situazione simile o conoscere qualcuno che la stia vivendo, è nostro dovere chiedere aiuto o supportare la persona in difficoltà per prevenire gesti estremi.
Luca Antonacci, Adam Berdiz, Giulia Filippi, Agata Pacchioni (Classe 1G)