
È noto da millenni che l’Appennino ha risorse anche sotterranee. É anche un giacimento di gas metano e non è nuovo a trivellazioni alla ricerca di questa energia pulita, ma il recente via libera del governo ad altri pozzi ha aperto un fronte di polemiche tra gli ambientalisti capitanato dal Forum H20 abruzzese. È di questi giorni la notizia che il Ministro della Transizione Ecologica, il tecnico Roberto Cingolani, ha approvato la Valutazione di Impatto Ambientale per 11 nuovi pozzi per idrocarburi in Italia, sei dei quali sulla nostra montagna, gli unici in regione oltre a Bologna. Si tratta di richieste rimaste ferme dal 2015 e ora i concessionari hanno tempo 5 anni per concretizzare l’intervento. Tre riguardano la concessione mineraria di ’Barigazzo’, in comune di Lama Mocogno, e tre di ’Vetta’, che prevede perforazioni a Boccassuolo di Palagano, a Sassatella di Frassinoro e a Montefiorino. All’eventuale messa in produzione dei pozzi seguirà la realizzazione delle opere di connessione alla rete di distribuzione. Questi progetti, in origine ’targati’ Siam ora fanno capo ad Aimag con sede a Mirandola. Sul gas di Barigazzo non mancano testimonianze storiche scritte, che risalgono per lo meno al periodo romano. Se ne occupò perfino Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis, di questo gas che s’incendia facilmente e dei fuochi fatui. Si manifestavano nel territorio della località Inferno, nota da secoli per ‘I fuochi di Barigazzo’ generati appunto dalla fuoriuscita di metano, che gli abitanti utilizzavano per cuocere la pietra per fare la calce. Per il Forum H2O, abruzzese, "oltre ai rischi e alle criticità insiti in ogni singolo progetto, la cosa grave è che ci si allontana sempre di più dagli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sul clima". Per il portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, "nel momento in cui era necessario compiere passi decisivi verso la transizione ecologica, l’Italia riapre la stagione delle trivelle...". Critiche anche da Greenpeace, Legambiente e WWF. Per i nostri sindaci, invece, questo gas metano a chilometri zero è una risorsa. "É molto apprezzato – spiega Giovanni Battista Pasini, sindaco di Lama Mocogno e presidente dell’Unione comuni del Frignano –. Si tratta di gas naturale che non crea nessun problema alle faglie e alle falde acquifere perché, per sua origine, uscirebbe in atmosfera. É energia pulita del luogo che viene sfruttata per riscaldamento, consumata sul territorio. In Appennino non c’è il fenomeno della subsidenza, le emanazioni di gas metano si trovano tutte sul crinale appenninico che da Parma arriva fino a Lizzano, nel bolognese. In passato, estraevano metano e lo mettevano in bombole anche a Roncoscaglia, a Fanano, a Porretta Terme, a Grecchia di Lizzano". A Fanano il gas metano viene estratto tuttora. La miniera è stata ristrutturata di recente da Entar e funge anche da distributore, uno dei punti più antichi d’Italia, che fornisce metano anche agli automezzi. "E’ un servizio molto importante – commenta il sindaco Stefano Muzzarelli – per la nostra montagna, perché il futuro sia più ecologico possibile. Avere questa risorsa disponibile sul territorio aiuta anche le famiglie per i bassi costi e l’ambiente".
Walter Bellisi