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Il flautista Griminelli: "Tornare in Duomo è un’emozione enorme"

Il maestro protagonista con Oksana Lyniv del tradizionale concerto "La prima volta, nel 2021, suonai a porte chiuse a causa della pandemia".

Oksana Lyniv

Oksana Lyniv

Modena, 26 gennaio 2025 – Riflettere sulle sofferenze del nostro tempo e sul desiderio di pace e riscatto di giovani artisti: questo il filo conduttore del tradizionale ‘Concerto di San Geminiano’ che si terrà stasera alle 21 nel Duomo di Modena. Ospite d’onore della serata, il flautista Andrea Griminelli. L’evento (che sarà trasmesso in diretta su Trc e TVQui), ideato e organizzato da Maria Carafoli insieme a Fabio Ceppelli, ha anche un intento solidale: le libere offerte raccolte in Duomo saranno, infatti, devolute a una diocesi ucraina in stretto contatto con l’arcivescovo di Modena, monsignor Castellucci.

Maestro Griminelli, come si presenterà stasera il concerto? "Premetto che è un grande onore per me suonare con la direttrice Oksana Lyniv, che riveste un ruolo importante per la cultura italiana, anche giovanile. Il programma, molto variegato, è modellato sul luogo in cui si troveremo, una chiesa, e spazierà da Vivaldi, Mozart, Respighi e Gluck, con due accenti speciali nel ‘Panis Angelicus’ di Franck, arrangiato per voce, flauto e archi, e nel famoso tema di ‘The Mission’ di Ennio Morricone. Io suonerà con l’orchestra ma eseguirò qualche brano anche da solista, o accompagnato da Andrii Murza, primo violino della Filarmonica di Tekfen".

Cosa rappresenta per lei tonare a Modena a esibirsi? "Una grandissima emozione, e il riaffiorare di ricordi indelebili. La prima volta che ho suonato in Duomo è stato a settembre 2007, per il funerale del mio carissimo amico Luciano Pavarotti, un Maestro per me, come un padre, e con il quale mi ero esibito in oltre 200 concerti. A gennai 2021, proprio per il ‘Concerto di San Geminiano’, sono tornato e ho suonato a porte chiuse, vista l’emergenza sanitaria in atto. Un momento molto forte e suggestivo: al tempo noi musicisti quasi non suonavamo. Il mio, a Modena, è sempre un ritorno carico di affetto, anche per lo stretto legame con la cara Maria Carafoli, alla quale dedicherò un pensiero speciale. Eseguirò anche la ‘Danza degli Spiriti Beati’ di Gluck, che ho suonato al funerale di Pavarotti e al concerto a porte chiuse del 2021; sarà una dedica speciale anche in vista del Giorno della Memoria".

Lei si è avvicinato al flauto all’età di dieci anni, è considerato un artista internazionale acclamato dalla critica e dal pubblico per le sue spiccate doti musicali, e ha suonato con le più grandi orchestre del mondo. Come è nata questa passione? "La musica quando porta gioia unisce e affratella tutti: noi musicisti, anche ucraini, russi, siamo tutti fratelli. Il nostro è un messaggio di pace, fratellanza, oltre ogni divisione e guerra".

Il New York Times l’ha inserita fra gli otto artisti emergenti degli anni Novanta: come si è sviluppata la sua formazione? "Mi sono perfezionato con musicisti leggendari come Jean-Pierre Rampal e James Galway, e, nella maturità, ho spaziato nei generi, lavorando con grandissimi interpreti della classica, ma anche con maestri riconosciuti del pop e del jazz. E con onore ho accompagnato spesso voci memorabili: da Luciano Pavarotti ad Andrea Bocelli, da Elton John a Sting e tanti altri".

Un concerto nel Duomo di Modena: cosa significa per lei esibirsi in una Cattedrale? "Chiaramente è un impatto completamente diverso rispetto al suonare in un teatro. Quando ci si esibisce in una chiesa ci si sente immersi nella storia, completamente abbracciati, avvolti dall’arte e dalla bellezza. Nella mia esperienza mi è capitato di tenere concerti nella basilica di San Marco a Venezia, così come Notre Dame a Parigi e, ammetto, ne sono ancora incantato. Inoltre, da un punto di vista ‘tecnico’, spesso le cattedrali hanno un’acustica impareggiabile, ineguagliabile che non si trova in alcun teatro".