REDAZIONE MODENA

Il super virtuoso Intra allo Smallet L’elettronica oltre la gabbia del jazz

L’evento si terrà sabato, ad accompagnarlo ci sarà Alex Stangoni, maestro dei suoni

di Gian Aldo Traversi

’Don’t Shoot on the Piano Player’ è il titolorichiamo che cerchia il secondo appuntamento della rassegna dedicata al pianoforte per la griffe degli Amici del Jazz. Astrazione: fascinazione timbrica e dialogo con l’elettronica per una musica legata all’improvvisazione d’avvolgente bellezza sabato allo Smallet (21.30) che ha per interpreti Enrico Intra, super virtuoso del piano, composizioni trascendentali, tra i padri nobili del jazz e Alex Stangoni, maestro del suono ai live electronics.

Intra, è possibile racchiudere in un’intervista il senso di un’opera devastante e decisiva dell’improvvisazione afro-europeo-americana, qual è quella da lei realizzata?

"No, non è possibile".

Procediamo dunque per semplificazioni: è alquanto insolito che lei suoni in un club.

"Infatti, si tratta di rare apparizioni, distanziate nel tempo. Ho suonato al Santa Tecla, in trio con Chet Baker al Capolinea, dove ho anche registrato un disco con musicisti della vecchia generazione e nel ‘90 alla Taverna Messicana con Basso e Valdambrini. Ho accettato l’invito modenese con piacere anche per verificare le composizioni che ho scritto in questo periodo di felice clausura da pandemia".

Felice solo per alcuni privilegiati.

"Era sottinteso, mesi creativi che non cancellano il dolore per la povera gente che è morta".

Il trailer del concerto?

"È una densa esplorazione della dimensione del puro suono e degli intrecci con l’elettronica nelle spire dell’improvvisazione: nuove produzioni sigillate in Sound Planets. Alex Stangoni che è stato uno studente della mia scuola, mi fornisce i supporti di cui ho bisogno. Ho sempre visto il viso sudato di Peterson e di Bill Evans, sabato invece suono con un elargitore di suoni globali. Che ti fanno viaggiare altrove, liberandoti da quella gabbia bellissima che è il jazz, un dialetto onnivoro, vivo, che ti dà la possibilità di essere te stesso. La vera musica contemporanea, che poi diventa lingua invadendo il mondo".

Dall’Intra’s Derby Club tra jazz e cabaret ai Civici Corsi di Jazz, avanti senza tentennamenti, per non fare impermalire il super ego.

"Una scuola di 160 allievi che parte dal suonar suono, una comunità di persone dal pensiero unico per andare a ventaglio nella storia, con gli studenti che diventano i docenti. Inaugurata nell’86 con Cerri, Fajens e Cerchiari è in convenzione con la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado".

Ricordi di Chet Baker?

"Ho frequentato la tromba e il suo suono, mai l’uomo. Impossibile entrarci dentro".

Jannacci?

"Ci vedevamo dai tempi delle elementari, l’ho rivisto quarant’ anni dopo. Ciascuno di noi pensava a se stesso. Un rapporto che non è mai decollato".