STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Il tributo a Raina . Al teatro alla Scala il libro sulla "Diva": "Sul palco ero felice"

Tanti ospiti e ammiratori al ridotto Toscanini del tempio della lirica. Nel volume di Fabio Ceppelli la carriera e la vita di Kabaivanska.

Tanti ospiti e ammiratori al ridotto Toscanini del tempio della lirica. Nel volume di Fabio Ceppelli la carriera e la vita di Kabaivanska.

Tanti ospiti e ammiratori al ridotto Toscanini del tempio della lirica. Nel volume di Fabio Ceppelli la carriera e la vita di Kabaivanska.

Il teatro alla Scala è un po’ come casa sua. Raina Kabaivanska ne conosce tutte le stanze, tutti i corridoi e naturalmente il mitico palcoscenico che la accolse già nel 1961, da poco arrivata dalla Bulgaria per studiare in Italia. "Ricordo che debuttai alla Piccola Scala con un’opera di Malipiero e poi il maestro Antonino Votto mi volle per la ‘Beatrice di Tenda’ di Bellini. E mi trovai sul palco della grande Scala accanto a Joan Sutherland. Incredibile", confida. E proprio quel teatro che l’annovera fra le sue stelle più splendenti l’altra sera l’ha tornata a celebrare come meravigliosa diva, anzi "Raina Diva", titolo dell’elegante volume (a cura del giornalista modenese Fabio Ceppelli) che l’editore bolognese Scripta Maneant ha voluto dedicarle, un emozionante percorso fotografico attraverso la carriera di una primadonna che è stata anche – ed è ancora, nei suoi incantevoli 90 anni – un’impareggiabile icona di stile.

La presentazione del volume nel ridotto Toscanini, sotto lo sguardo austero di Giacomo Puccini (un compositore a cui Raina è stata molto legata, con le sue 400 ‘Tosca’ e altrettante ‘Butterfly’), ha riunito molti amici del soprano, come il celebre regista Pier Luigi Pizzi che le ha dedicato parole d’oro: "Sei sempre stata bellissima, una voce sublime, con temperamento e stile. Intelligente, disinvolta, spiritosa, mai ipocrita, anzi semmai sincera fino alla perfidia". Alla Scala – come ha ricordato Paolo Besana, direttore della comunicazione del teatro – Raina è stata protagonista del grande repertorio ma anche di tante perle preziose, con la curiosità continua di esplorare perfino titoli meno conosciuti, come la ‘Giovanna d’Arco’ di Marco Enrico Bossi e la ‘Turandot’ di Ferruccio Busoni. "E quando a Bologna le proposi di interpretare il ‘Capriccio’ di Strauss, mi disse subito sì. E fu grandiosa", ha aggiunto Carlo Fontana, già sovrintendente a Bologna e a Milano.

Per realizzare il volume, Fabio Ceppelli ha condotto un lavoro certosino di documentazione, recuperando e archiviando centinaia di foto inedite che Raina Kabaivanska custodiva ma non aveva mai sistemato, "e per me è stato come un insegnamento di vita – ha rivelato –. Ho conosciuto ancor meglio la grandezza della persona e dell’artista". "Sempre meravigliosa", ha detto Dominique Meyer, sovrintendente della Scala ("Mi scritturi, mi faccia un contrattino", ha scherzato Raina"). "Una diva nell’accezione piena del termine, capace di guardare anche al futuro, nei giovani che accompagna nella carriera", ha sottolineato la giornalista Isabella Brega: i talenti che Raina ha scoperto e coltivato, come Maria Agresta, oggi soprano d’eccellenza, che si è collegata dalla Staatsoper di Vienna per salutarla, "Per noi tutti è stata maestra, mamma e amica".

Ad aspettare Raina Kabaivanska, l’altro pomeriggio alla Scala, c’erano tantissimi ammiratori, fans di una vita e pure molti giovani e giovanissimi: non solo alcuni fra i suoi amati allievi (come il tenore Giuseppe Infantino, appena rientrato da Sofia dove ha cantato nell’ "Adriana Lecouvreur"), ma anche tanti ragazzi che di Raina ammirano la bravura, la bellezza e il fascino di una perenne giovinezza. "La mia è stata ed è una vita per la musica – ha raccontato il soprano –. Per me era felicità cantare, la mia felicità era il palcoscenico. Ho cantato, forse ho cantato troppo, ma l’ho sempre fatto con gioia e con quella felicità che mi arrivava prima dal tutto dal pubblico". Ha ripercorso aneddoti, ha ricordato gli esordi e ha svelato che con il suo primo onorario si acquistò una pelliccia che era come uno status symbol. E al termine dell’incontro ha firmato tante bellissime dediche, augurando "grande felicità e grande amore". Quell’amore di cui lei è ancora, pienamente, indiscutibilmente, infinitamente circondata.