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Imprese e lavoratori: la ricerca Cna: "Capoluogo ’pigliatutto’ Sprint di Sassuolo e Vignola"

Il maggior numero di occupati e di aziende è concentrato in città che resta il baricentro. Ma agroalimentare e ceramica trainano gli altri due distretti che aumentano il loro peso . .

Imprese e lavoratori: la ricerca Cna: "Capoluogo ’pigliatutto’ Sprint di Sassuolo e Vignola"

Un territorio che si dimostra sempre più imperniato sul capoluogo, con Carpi che arranca, probabilmente a causa delle difficoltà in cui versa il settore tessile, mentre Sassuolo e soprattutto l’area di Vignola, che aumentano il proprio peso specifico. Preoccupa il progressivo spopolamento, sia in termini di imprese che di popolazione, dell’Appennino. Questa la sintesi del confronto tra le fotografie dell’economia modenese scattate dall’ufficio studi di Cna dieci anni di distanza, nel 2013 e nel 2022 (sulla base di dati pubblicati dalla Camera di Commercio), un territorio che vede Modena baricentro degli affari della provincia.

Nel capoluogo, infatti, troviamo la maggior percentuale di imprese (il 26,7%), oltre che la maggior parte degli addetti: più di un modenese su tre lavora in città, con le conseguenze che ne derivano anche in termini di traffico. Si tratta del risultato di un processo di terziarizzazione ormai consolidato, che vede il settore manifatturiero cedere il passo ai servizi, sia quelli alle imprese che alle persone.

Peraltro, se Modena è l’assoluta capitale economica del territorio, non altrettanto può dirsi a livello demografico. Le aree che registra la maggior crescita, dopo il capoluogo, siano quella di Vignola e quella di Sassuolo, trainate rispettivamente da agroalimentare e dalla ceramica e dal settore automobilistico, settori tra i più importanti per la nostra economia. Modena è l’unica zona dove aumentano sia le imprese che gli occupati, che però aumentano sensibilmente anche nell’area di Vignola (+12,6%), in quella di Sassuolo e nei comuni dell’Unione del Sorbara. Due invece i fattori di criticità: quella dell’Appennino e quella dell’area di Carpi. Nel primo caso si conferma un processo di spopolamento che non riguarda solo la popolazione, ma anche le imprese. Da questo punto di vista, diventa vitale, soprattutto per i centri più periferici, sostenere le imprese su cui di fatto appoggiano le comunità locali oltre che agevolare la nascita di strutture ed aziende nel settore turistico. La situazione carpigiana è figlia essenzialmente della crisi del tessile abbigliamento.

Nell’analisi si è poi focalizzata l’attenzione sull’artigianato, il segmento che più sta subendo le conseguenze delle trasformazioni economiche in atto. Basti pensare che, mentre a livello assoluto in un decennio le imprese sono diminuite del 4,6%, quelle artigianali sono arretrate dell’11,3%. Una flessione particolarmente rilevante in Val Dragone, nell’Area Nord e nell’Area del Sorbara. Questa tendenza rischia di avere conseguenze gravi sul piano delle professionalità, con la scomparsa di mestieri storici come quello dell’orologiaio, per citare un caso. A tutela dell’artigianato servono interventi finanziari ad hoc, ma anche leggi – come quelle in vigore in Olanda e in Belgio – che favoriscano le riparazioni e il riuso (pensiamo ai calzolai e alle sarte, ad esempio), con positive ricadute anche in termini di sostenibilità.

A livello di settori questi dieci anni sono stati caratterizzati da una dinamica piuttosto vivace, non sempre in senso positivo. L’agricoltura, ad esempio, ha registrato la perdita di 1.390 imprese (-16%), attestandosi a quota 7.284. Più limitata la contrazione dell’industria, che ha perso 1.874 aziende, l’8.8%, arrivando a 19.499 ditte. Una flessione che ha caratterizzato soprattutto il tessile abbigliamento (-26%), la ceramica (-23,6%) e le costruzioni (-3,6%), mentre a crescere sono state le imprese dell’agroalimentare (+ 8,9% in dieci anni) e la metalmeccanica, di gran lunga la spina dorsale della nostra economia, dove operano 5.731 imprese (+1,5%), una su tre delle aziende industriali modenesi. Sostanzialmente stabili le imprese del terziario, a fine periodo a quota 37.301, dove si evidenziano la crescita del settore dell’autoriparazione (+5,3%), quella di alberghi e ristoranti, a conferma della crescita dell’attrattività turistica del territorio (+6,8%) a cui fanno da contraltare il calo del commercio al dettaglio (-9,6%) e quelle dei trasporti (-12,4%).