Reggio Emilia, 8 settembre 2023 – Stipendi bassi, costo della vita e delle case alle stelle, carichi di lavoro da sfinimento. A Modena scarseggiano gli infermieri non tanto e non solo per dimissioni o fughe, che pure ci sono, ma soprattutto per il mancato reclutamento dovuto ai concorsi bloccati per mancanza di fondi e a chi rinuncia a lavorare a Modena perché si guadagna poco rispetto all’impegno richiesto. "Sono due le falle del sistema – spiega Giulia Casamassima, responsabile sanità della Fp Cgil – da un lato si registra un numero sempre più alto di dimissioni o di mancata accettazione dovuta al fatto che Modena viene considerata una città molto costosa rispetto agli stipendi che percepisce un infermiere. Dall’altro c’è un problema più strutturale dovuto alle mancate assunzioni: ci sono tante graduatorie aperte, composte da gente disposta a lavorare, che per mancanza di fondi però non vengono reclutate. Un’insufficienza che riguarda anche i cosiddetti ‘precari del covid’ che poi in buona parte non sono stati stabilizzati. E questo vale sia per l’Ausl che per il Policlinico". Secondo la Cgil tra Ausl e azienda ospedaliera sono dai 300 ai 500 gli operatori mancanti: "Parliamo di amministrativi, oss, infermieri, tecnici e medici". In particolare sarebbero tra i 100 e i 200 gli infermieri di cui ci sarebbe bisogno.
Il personale è alle prese con il blocco del turn over e chi va in pensione tende a non essere rimpiazzato. "Il risultato è una carenza di personale ovunque, dalle case della salute agli ospedali alla case di riposo, a fronte di una popolazione anziana che cresce e che avrà bisogno di cure negli anni". Un infermiere può arrivare a guadagnare tra i 1500 e il 1600 euro netti, autisti soccorritori 1500, oss sui 1200, con le indennità per disagio si può prendere anche di più, ma con l’impennata di costi che c’è stata negli ultimi due anni vivere in una città come Modena diventa proibitivo. Per molti l’alternativa diventa la sanità privata dove pagano dai 21,5 ai 24 euro l’ora oppure addirittura l’estero: "Molti proprio in questi ultimi anni – infermieri, tecnici radiologi, anestesisti – scelgono di andare in Svizzera, mentre chi sceglie il privato non lo fa solo e tanto per lo stipendio, ma per una qualità del lavoro migliore: meno carichi, riposo effettivo (nel senso che non salta perché vieni richiamato in servizio come succede nel pubblico), un’organizzazione del lavoro più umana".
E diminuisce anche il numero di chi intende intraprendere questa professione: mentre fino a dieci anni in molti restavano esclusi dalla graduatorie dei concorsi, adesso capita che ci sono più posti disponibili che candidati. Di sicuro il mestiere ha perso appeal soprattutto per le condizioni in cui si è costretti a lavorare. Il problema è che però anche chi vince i bandi poi magari deve attendere per essere chiamato perché mancano le risorse economiche.
Quanto alla ’fuga’ degli infermieri registrata in altre province dell’Emilia Romagna su Modena, secondo l’Ausl, il fenomeno non è particolarmente significativo nel momento in cui nel 2022 le dimissioni sono state tre le 50 e le 70 unità, pari all’1 per cento del totale, un trend costante ormai da diversi anni.