STEFANO MARCHETTI
Cronaca

"Io, il toreador, ma non sono come lui"

Il baritono di Maranello Mattia Olivieri, da domani sarà il protagonista della Carmen al San Carlo di Napoli

Il baritono Mattia Olivieri nei panni del toreador Escamillo

Il baritono Mattia Olivieri nei panni del toreador Escamillo

Nella lirica ci sono personaggi iconici, figure conosciute anche da chi non è un habitué dei teatri d’opera. Figaro, per esempio, il furbissimo barbiere factotum di Mozart e di Rossini: tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Oppure Escamillo, il toreador rubacuori della "Carmen" di Bizet: la sua aria – insieme alla celeberrima Habanera – è divenuta colonna sonora di film e di spot, perfino una suoneria per i cellulari. E da venerdì, sul palcoscenico dello storico teatro San Carlo di Napoli, il toreador sarà lui, Mattia Olivieri, il baritono di Maranello, in grande carriera internazionale, protagonista di una sfavillante ripresa dell’allestimento con la regia di Daniele Finzi Pasca e la direzione del maestro Dan Ettinger. Nelle vesti di Carmen si alterneranno i mezzosoprani Aigul Akmetshina e Victoria Karkacheva, in quello di Don José Dmytro Popov e Jean-François Borras. "Ho debuttato nel ruolo di Escamillo qualche anno fa al teatro Carlo Felice di Genova, e l’anno scorso l’ho ritrovato al Maggio Fiorentino con il maestro Zubin Mehta", ricorda Olivieri.

Chi è Escamillo?

"È un torero di nome e di fatto, un uomo deciso, sfrontato, sicuro di sé: altrimenti non si butterebbe nell’arena per affrontare un toro. Ma forse è l’unico che capisce veramente Carmen, lei che cambia amore così velocemente".

E lei, Mattia, quanto si sente toreador?

"Ah no, proprio Escamillo non mi assomiglia – ride –. Io non sono così sbruffone, e sono certamente molto più tranquillo di lui, non mi infervoro e ce ne vuole per farmi arrabbiare. Ma il bello del lavorare sul palco è proprio questo: cercare di entrare nel personaggio, di dargli anima, anche se colui che interpreti è profondamente distante dal tuo modo di essere".

Musicalmente, quali sono le difficoltà di questo ruolo?

"Escamillo è una parte scritta più per basso baritono, e questo rappresenta già una complessità vocale. Ma lo scoglio maggiore è nell’ingresso: Escamillo entra in scena nel secondo atto, e arriva cantando subito quell’aria che tutti aspettano: quindi deve essere immediatamente ‘a mille’, senza un passaggio graduale e un ‘riscaldamento’, come avviene per altri personaggi. A noi cantanti richiede di mantenere sempre una profonda concentrazione e preparazione".

Impegnativo?

"Certo, anche perché in questa produzione sono sempre presente in tutte le recite, quindi è una sfida notevole".

Nel frattempo si sta preparando a un’altra opera francese...

"Sì, sarò Lescaut nella ‘Manon’ di Massenet che andrà in scena da metà novembre alla Staatsoper di Vienna, con Kristina Mkhitaryan e Vittorio Grigolo. Poi canterò i ‘Carmina Burana’ all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, e durante le festività di fine anno i ‘Puritani’ di Bellini al Festspiele di Erl, in Tirolo, e questo sarà per me un debutto nel ruolo. A gennaio mi attende un altro debutto: interpreterò Giorgio Germont nella ‘Traviata’ di Verdi al Liceu di Barcellona".

Tanti nuovi personaggi. Segno di un’evoluzione della carriera?

"Sì, sono otto i debutti in questa stagione. Occorre prepararsi e studiare sempre, e molto di più, ed è un lavoro intenso ma di grande soddisfazione".