Strage di Sassuolo, la figlia in un luogo sicuro. È stata lei a dare l’allarme

Al rientro da scuola, nessuno le apriva la porta: l’11enne è andata in commissariato. Scampato alla strage anche il bisnonno, allettato, e ora trasferito in Casa di riposo

Strage di Sassuolo, la bambina scampata in un luogo sicuro

Strage di Sassuolo, la bambina scampata in un luogo sicuro

La piccola D., la figlia scampata alla strage che Elisa aveva avuto da una precedente relazione, mercoledì è tornata a casa da scuola a piedi, come ogni giorno. Il tragitto da via Manin a via Mazzini è di un quarto d’ora-venti minuti. Poi siccome nessuno le apriva la porta si sarebbe presentata in commissariato a Sassuolo chiedendo aiuto. Si chiarisce così uno dei passaggi più controversi della strage di Sassuolo.

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In un primo momento sembrava che la bimba, 11 anni, fosse rimasta a scuola e nessuno fosse andato a prenderla, con gli insegnanti preoccupati che provavano a contattare i genitori.

In realtà lei a casa è tornata da sola. Salvo poi rivolgersi alle forze dell’ordine quando ha visto che nessuno le apriva. "La bambina è uscita intorno alle 14 ed è tornata a casa in autonomia", conferma la preside delle scuole medie Leonardo da Vinci di via Mazzini Giuliana Marchetti dove si susseguono uno dietro l’altro gli incontri con docenti e psicologa per coordinare la gestione della tragedia e l’impatto sui ragazzi.

"Nella scuola media è possibile – spiega la preside – valutando con la famiglia il tragitto casa scuola, accogliere la richiesta dei genitori di rientrare autonomamente al proprio domicilio. Come è avvenuto in questo caso".

La bambina adesso, sotto la guida del magistrato e in attesa dell’affidamento ai Servizi sociali, è stata portata in un luogo sicuro fuori Sassuolo, in una casa protetta, e ha al suo fianco due psicologi che la seguono fino a quando lo deciderà il giudice. Nel frattempo a scuola i suoi compagni di classe, ma anche gli altri, sanno già tutto, sono entrati in aula informati, i genitori venuti ad accompagnarli sospirano: "Hanno chiesto tutto, hanno voluto sapere cosa fosse successo, per loro è terribile".

La preside Marchetti conferma "gli sguardi lucidi, ma soprattutto smarriti di molti di loro. Sono rimasti profondamente colpiti da questa tragedia, da questa vicenda incomprensibile. In questo momento, fino a quando cioè non tornerà la bambina, la priorità è affrontare la situazione con loro. Da diversi anni abbiamo a disposizione nella scuola una psicologa scolastica, l’operatrice è con noi ormai da tre anni, quindi è conosciuta dai ragazzi, ha già lavorato con loro. Si tratta di un progetto dell’Unione dei Comuni, già molto importante in tempi ordinari, mentre in questi contesti diventa assolutamente indispensabile".

La psicologa sta svolgendo proprio in queste ore degli incontri con le classi, sia quella frequentata da D. che le altre. "I ragazzi – continua la professoressa Marchetti – si sentono quasi traditi dagli adulti in questo momento. Per decifrare quanto accaduto occorre l’intervento fondamentale degli specialisti, e dei loro professori, con i quali gli studenti hanno un buon rapporto empatico. Occorrerà lavorare da un lato sulle loro emozioni, su quello che provano, dall’altro andrà fatta una riflessione sul prendersi cura degli altri, sul non essere indifferenti nei confronti di nessuno, di guardare negli occhi chi ci sta di fronte e capirne le esigenze".

E un percorso protetto è stato attivato anche per il bisnonno di D., il signor Lorenzo Fontana, 97 anni, che al momento della strage era allettato e pare non si sia accorto di nulla: i Servizi sociali del Comune hanno predisposto per lui il trasferimento a Casa Serena, in attesa di attivare contatti con eventuali parenti.