REDAZIONE MODENA

La libertà ai tempi del Covid Mai tema fu più azzeccato

Le lezioni offriranno l’opportunità di smarcarsi dalle asfissianti polemiche tra pro vax e no vax. E metteranno in luce le anomalie di questo periodo storico

di Roberto

Barbolini

Che cos’è la libertà? Se c’è una parola sul cui senso, sempre da ridefinire, l’universo concentrazionario indotto dalla pandemia ci ha spinto a riflettere è proprio questa. È dunque un segno dei tempi, e non solo un’efficace trovata di marketing culturale, che proprio attorno alle mille prismatiche sfaccettature del concetto di libertà sia imperniata la ventunesima edizione del Festival Filosofia. Stando alle cronache recenti, è impossibile non riferirsi alle accese discussioni sui diritti individuali suscitate dai provvedimenti restrittivi per arginare l’epidemia di Covid-19, fino all’adozione del Green pass come alibi d’un obbligo vaccinale appena mascherato. Tra i più polemici a stigmatizzare questa prassi politica c’è un prestigioso componente del Comitato scientifico del festival come Massimo Cacciari, firmatario assieme a Giorgio Agamben d’un manifesto contro il Green pass, secondo loro ispirato a una logica del ’sorvegliare e punire’ piena di rischi per l’autonomia dell’individuo e per la stessa democrazia. Sarà davvero interessante, sabato prossimo alle 16,30, assistere in Piazza Grande alla lectio magistralis che Cacciari ha intitolato ’Libertà vo cercando’: un’ esplicita parafrasi dei versi danteschi ’Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta’, con i quali Virgilio presenta Dante a Catone Uticense, suicida per non arrendersi al potere di Cesare e al crollo degli ideali repubblicani. Chi, molto adulto e molto vaccinato come il sottoscritto, oltre agli interventi di Cacciari ha seguito con attenzione la rubrica ’Una voce’ di Agamben sul sito delle edizioni Quodlibet, sa quanto la riflessione dei due filosofi (si concordi o meno con loro) voli bel più in alto delle triviali polemiche fra talebani no-vax e talebani pro-vax a cui le cronache recenti ci hanno abituato. D’altra parte uno dei rischi della libertà, nelle odierne democrazie occidentali, è proprio la ’prevalenza del cretino’ di cui parlavano Fruttero & Lucentini. "Una delle cose più dolorose del nostro tempo" osservava Bertrand Russell "è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni". La colpa di questo apparente paradosso è dell’effetto Dunning-Kruger, un virus subdolo e diffusissimo per il quale a tutt’oggi non esiste vaccino. Si tratta d’una distorsione cognitiva, studiata dai due scienziati da cui prende nome, per cui le persone tendono a essere tanto più arroganti e sicure delle loro opinioni quanto meno sono ferrate in materia. Con un corollario devastante: chi è più esperto tende invece a farsi intimidire, attribuendo a chi è ignorante ma supponente cognizioni superiori alle sue. Purtroppo la pandemia ha contribuito a propagare a macchia d’olio l’effetto Dunning-Kruger perfino su chi dovrebbe possedere gli anticorpi per resistere. Si è venuta così a creare una nuova categoria: quella dei cretini competenti, pronti a brandire la scienza come una clava, trasformandola in un dogmatico ’ipse dixit’ che chiude ogni spazio di discorso. Varrà davvero la pena di discuterne nel grande arengo del Festival Filosofia. Senza dimenticare quanto sosteneva Gustave Le Bon, pioniere di psicologia delle masse: "Per molti, libertà è la facoltà di scegliere le proprie schiavitù".