
La novità in libreria: "Tristezza o nostalgia?. Provo a raccontarvi che cos’è il ‘magone’"
E’ quel groppo alla gola che ti può prendere all’improvviso, magari quando un panorama, una foto o una voce ti sbloccano un ricordo. Oppure quella specie di malinconia o di tristezza che non va né su né giù, ti chiude lo stomaco, ti mette un po’ in crisi. Qualcosa come la saudade dei portoghesi e dei brasiliani, o lo spleen degli inglesi e il litost di Milan Kundera: "Il magone, o magoun, è tutto questo e anche di più", dice Roberto Franchini, giornalista e scrittore, che con Oligo editore pubblica – appunto – "Magone", un piccolo, delizioso libro in cui esplora tutte le "declinazioni di uno stato d’animo" che è di tutti, ma soprattutto di noi emiliani. Partendo dalle definizioni (il magone, alla lettera, è il ventriglio del pollo: sempre di stomaco stiamo parlando...), Franchini viaggia nei secoli, fra gli autori, i filosofi e i pensatori che hanno cercato di definire questo sentimento. E lo riporta a casa, qui a Modena, dove il magoun – complice anche la nebbia padana – fa parte di noi. Roberto Franchini presenterà il suo libro, in dialogo con Roberto Barbolini, sabato 13 aprile alle 18.30 alla libreria Ubik di via Canalino.
Perché un libro sul magone?
"Qualche anno fa avevo scritto un racconto, ‘Il festival del magone’, in cui proponevo ironicamente di organizzare una rassegna su questo tema, chiamando a raccolta scrittori e musicisti, a cominciare da Francesco Guccini che poteva esserne il presidente. E sono sempre rimasto affezionato a questo termine che accompagna le nostre vite".
Già, ma cos’è il magone?
"Può essere malinconia o melanconia, può essere tristezza, rimpianto, può essere nostalgia, un termine coniato per definire la malattia che colpiva i soldati svizzeri che nel Seicento si lasciavano morire d’inedia quando erano lontani dai loro villaggi alpini. Uno stato d’animo che prende soprattutto i naviganti, coloro che restano a lungo lontano da casa e che, come ha scritto Dante, nell’ora ‘che volge al disio’ si sentono intenerire il cuore. In realtà, tutto sommato, magone è un termine intraducibile: è affine a varie parole, ma non ha sinonimi diretti".
Allora, che cosa distingue il magone emiliano?
"Credo che, proprio perché la nostra regione è l’unica che prende il nome da una strada, il ‘nostro’ magone sia legato particolarmente al movimento, al viaggio, alla distanza. Lo si riconosce per esempio nei libri di Pier Vittorio Tondelli, e naturalmente negli scritti di Antonio Delfini. C’è il sentimento del provinciale che si sente ‘stretto’ nel suo piccolo paese, lo ritiene troppo piccolo per le sue ambizioni, però poi desidera tornare. E in Emilia c’è sicuramente anche un ‘magone meteopatico’, legato alla nebbia e alla pioggia".
"Già premedito l’inevitabile magone di cui potrò dirmi che è la mia parte migliore", ha scritto il poeta Maurizio Cucchi. A lei è mai capitato di provare un profondo magone?
"Certo, soprattutto per il tempo che passa. Ho provato e provo magone nel ricordo dei miei genitori e di persone che ho conosciuto, amici a cui ho voluto bene e che sono volati via troppo presto. E molte volte provo magone ascoltando la musica degli anni ‘60 e ‘70 che ho amato fin dal primo momento, e oggi è invecchiata: perché, insieme a questa musica, sono invecchiato anch’io".