ALBERTO GRECO
Cronaca

La terra trema ancora. Ore 16,30, torna la paura

Ieri sisma di magnitudo 3.5 con epicentro a 5 chilometri da Finale. Tante le persone uscite di casa, ma non si registrano danni.

I sopralluoghi non hanno evidenziato alcun danno

I sopralluoghi non hanno evidenziato alcun danno

Nella parte ovest della Bassa modenese, dove le ferite del sisma del 2012 sono ancora evidenti, ieri pomeriggio è tornata la paura. Tanti poco dopo le 16.30 hanno avvertito come un boato ed hanno visto tremare muri di case, lampadari e finestre. Molti si sono immediatamente riversati in strada. L’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha puntualmente registrato, infatti, una scossa piuttosto forte classificata 3.5 sulla scala Richter verificatasi alle 16.34 ad una profondità di 8 chilometri, individuata come epicentro a circa 4 chilometri nordovest di Finale, non distante dall’epicentro degli eventi del 20 e 29 maggio 2012. "La scossa – conferma il vice sindaco di Finale Michele Gulinelli - si è sentita molto bene sia a Massa Finalese che a Finale. La cosa ha prodotto grande spavento tra la popolazione e tanta gente si è precipitata fuori di casa. Non risultano danni particolari. Unico episodio curioso riguarda un intervento dei nostri Vigili del Fuoco per aiutare una signora che aveva paura ad uscire di casa". Circoscritto il raggio in cui è stato avvertito il terremoto, che ha riguardato soprattutto le località limitrofe come Camposanto, San Felice, le frazioni più estreme di Mirandola come Stuffione di Ravarino, San Martino Spino e Gavello, oltre a comuni del ferrarese. Visto l’allarme generato da questa scossa, che fortunatamente è rimasta isolata come sequenza, "le pattuglie della Polizia Locale della Unione dei Comuni Modenesi Area Nord – fa sapere il comandante Donato Caccavone - hanno effettuato da subito dei passaggi nei centri storici di tutti i comuni dell’Unione, ma non hanno rilevato nulla da segnalare".

"Questo evento – fa sapere la professoressa Francesca Remitti, geologa strutturale Unimore - è presumibilmente collegato agli stessi processi geologici, cioè il progressivo avvicinamento della placca africana alla placca Europea, che ha portato alla formazione dell’Appennino. Il movimento tra le due placche, nonostante in media avvenga a una velocità di meno di un centimetro per anno, non avviene a velocità uniforme, ma in fasi parossistiche (‘a scatti’), in cui viene liberata l’energia accumulata tra un movimento rapido e quello successivo sotto forma di onde sismiche". "Credo che in questi ultimi 12 anni – commenta la professoressa Daniela Fontana, ordinario di Geografia stratigrafica a Unimore - sia stato fatto molto in termini di adeguamento delle strutture alla sismicità dell’area sulla base di mappe della pericolosità sismica di grande dettaglio. Tutti noi continuiamo ad avere paura, giustamente, ma abbiamo imparato molto in termini di comportamenti e di conoscenza".

Alberto Greco