REDAZIONE MODENA

«Lascio a malincuore una parrocchia risanata»

Mirandola, il prete ’scomodo’ don Ermanno Caccia tornerà a Chioggia: «Amareggiato ma soddisfatto. Estinto debito da 130mila euro»

Una partenza, la sua, non voluta dal Vescovo ‘don Erio’, che «stimo tantissimo», né causata «dalla cattiveria di alcuni sacerdoti», ma decisa dai superiori dell’Ordine di San Filippo Neri, di Chioggia, al quale appartiene. Lui, don Ermanno Caccia, parroco di Mortizzuolo fino a domenica 16 febbraio, quando saluterà la comunità assieme a ‘don Erio’, sta già preparando le valigie nel santo nome dell’obbedienza. Dopo le dimissioni dal ruolo di direttore del giornale della Diocesi di Carpi, Notizie, a seguito della bufera sollevata da una frase pro Salvini del suo editoriale, don Ermanno, prete carismatico, schietto e trasparente, da sempre considerato un ‘prete scomodo’, si appresta a un nuovo cammino sacerdotale.

Don Ermanno, qual è il suo stato d’animo e cosa farà?

«Sono nella pace che solo Gesù può dare, ma umanamente triste, amareggiato, porterò nel mio cuore questa piccola frazione, gente amabile e onesta. Dopo tre anni trascorsi qui, a Mortizzuolo, la comunità è cresciuta, avevamo ancora tante cose da fare insieme. Lascio la parrocchia nelle mani di don Michele, al quale faccio l’augurio di voler bene a questa gente, che non si merita ripetuti cambi. Quanto a cosa farò, sono a disposizione dei superiori, aperto alla collaborazione con il Vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo».

La gente come sta reagendo? «E’ dispiaciuta, e questo mi rincuora. Significa che siamo in perfetta sintonia. Anche coloro che non frequentano la parrocchia vengono a salutarmi, e qualcuno mi ha anche chiesto se prima di partire celebro nozze e battesimi».

Per ‘cattiveria di alcuni sacerdoti’ cosa intende?

«Quello che dico. Non solo nei miei riguardi, ma anche nei confronti dei preti stranieri, che non vengono visti come una risorsa ma come usurpatori. C’è razzismo e a volte supponenza tra i religiosi della Diocesi di Carpi, il Vangelo insegna altro».

Si può parlare di frattura della Chiesa carpigiana?

«Solo nella Diocesi di Carpi, e quindi anche nella Bassa modenese; in quella modenese invece c’è tanta più fratellanza tra i sacerdoti di qualsiasi nazionalità. Siamo fortunati ad avere un Vescovo come ‘don Erio’, che sa comprendere, accogliere, aggiustare, e che sta cercando di sanare la frattura».

Torniamo a tre anni fa, quando monsignor Cavina la inviò a Mortizzuolo. Qual era stata la sua prima impressione?

«Intanto ringrazio Monsignor Cavina a cui va tutta la mia stima, al pari di quella che nutro per ‘don Erio’. Quanto a Mortizzuolo, la situazione era drammatica sia sotto il profilo economico, con la parrocchia indebitata dopo il sisma, e la poca trasparenza finanziaria, sia per il susseguirsi di pastori e sacerdoti».

Oggi com’è la situazione?

«Me ne vado soddisfatto sotto questo profilo. Grazie al lavoro e al sostegno di Cavina e dell’ingegner Marco Soglia della Diocesi di Carpi il debito di 130mila euro è stato estinto. Cavina voleva a tutti i costi far ripartire i lavori per la parrocchia, il Teatro, e la casa del campanaro, oltre che l’impianto ricreativo, ludico con la materna. Proprio ieri mi sono visto con l’amico Soglia, che ha presentato l’importante e imponente piano di intervento che riguarda la Parrocchia di Mortizzuolo».

Viviana Bruschi