
Le ragioni dell’abbandono "In corsia turni massacranti e stipendi ormai inadeguati"
Sulle ragioni che spingono così tanti medici ad andarsene dalle strutture pubbliche, cercano di dare una spiegazione i sindacati di categoria. "La verità è che non ce la fanno più – spiega il segretario per l’azienda Usl di Anaao Assomed, Vincenzo Pulitanò – Da gennaio di quest’anno ho già seguito nella procedura di dimissione 5 medici che hanno lasciato il Centro di salute mentale e ospedali di Vignola e Sassuolo. Le cause sono ormai note: turni massacranti, poche possibilità di carriera, difficoltà a conciliare la vita privata soprattutto per le donne. Non rinunciano alla professione, ma vanno nel privato oppure passano dall’ospedale al territorio". C’è chi, in prima battuta, tenta la Medicina generale: "Ma poi scappano anche da qui – aggiunge Pulitanò – A lasciare sono soprattutto coloro che lavorano nei reparti ad alta intensità, dove si può lavorare anche 7 giorni su 7, saltando il riposo. Lo stipendio non è adeguato e succede che gli straordinari fatti si perdano... Speriamo che qualcosa migliori con il nuovo contratto, stiamo battagliando per spuntare migliorie ma non è facile. E questo è il risultato".
"Succede che gli stipendi non sono più appetibili rispetto a quelli di una volta. – sottolinea Salvatore Lumia, presidente regionale della Federazione Cimo-Fesmed, Anpo-Ascoti – L’ultimo contratto è stato rinnovato senza vantaggi seri: stiamo parlando di 70 euro lordi al mese, per quanto riguarda i giovani vengono assunti in una sede ma possono essere spostati in altre e questo non agevola. E, soprattutto dal 2020, sappiano che le condizioni sono diventate ancora più difficili, gli orari più lunghi e gli straordinari non pagati. Quindi chi può se ne va. In Regione ci siamo sempre posti il problema di una verifica precisa delle piante organiche delle Aziende sanitarie, ma non siamo mai riusciti ad avere un dato preciso, dato che sarebbe molto opportuno avere per fronteggiare i bisogni futuri".
"I numeri delle dimissioni sono impressionanti", Ester Pasetti, segretaria regionale Anaao-Assomed non usa mezzi termini. "Molte persone si aspettano cose che poi non trovano, quindi si muovono per cercarle e migliorare la loro condizione – afferma –. Bisogna anche dire che per anni le Ausl del Sud non hanno assunto, ma dopo i piani di rientro sono ripartite quindi medici che erano venuti negli ospedali del Nord sono tornati a casa. Una delle grandi amarezze che i medici ci riferiscono è che non vengono riconosciuti i sacrifici e che si pensi che tutti possono fare tutto. Non funziona così nel resto del mondo. Perché noi ci siamo ridotti così? – chiede la sindacalista –. Con ogni evidenza che quello che ha fallito è stata l’aziendalizzazione della sanità: non basta far quadrare i conti quando si parla di salute. Come se ne esce? Probabilmente, è il mio parere, è che sia troppa ridondanza di strutture: servono meno ospedali e molto specializzati, deve crescere molto il territorio e l’uso della tecnologia visto che tante cose si possono fare in remoto e grandi competenze. Siamo già oltre il rischio per la sanità pubblica: occorrono soluzioni immediate".
Valentina Beltrame
Monica Raschi