
L’emergenza migranti ai raggi x "Truffa coi fondi per i profughi" Nei guai una cooperativa di Medolla
La galassia dell’accoglienza migranti finisce sotto i riflettori della procura di Ferrara. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata in particolare sui conti delle varie cooperative – tra cui una di Medolla – che hanno gestito l’emergenza tra il 2018 e il 2019. L’attività di indagine ha sollevato il velo su presunte incongruenze tra i fondi pubblici ottenuti e quelli effettivamente spettanti alla varie società. La somma che ‘balla’ ammonta a circa due milioni di euro. Soldi sui quali, secondo le accuse, le coop avrebbero lucrato. Il fascicolo conta tredici indagati, tutti responsabili delle cooperative che hanno accolto i profughi nella fase più calda dell’ondata migratoria. Le ipotesi sono truffa ai danni di un ente pubblico (Asp e prefettura) e, in un solo caso, frode nelle pubbliche forniture per aver fatto mancare alcuni servizi previsti dal contratto. Nei giorni scorsi la procura ha chiuso l’inchiesta. Tra gli altri è quindi finita sotto inchiesta anche Adelina De Luca, rappresentante della cooperativa Una Vita da Mediano di Medolla. Secondo l’impianto accusatorio, tra il 2018 e il 2019 le cooperative avrebbero presentato fatture relative all’accoglienza migranti evitando di sottrarre tutte le spese personali o che non c’entravano nulla con il progetto benefico (gli atti parlano a vario titolo di spese non documentate, prelievi di denaro non usato per l’accoglienza, acquisti estranei al progetto o passaggi di conto corrente). Così facendo avrebbero ottenuto somme maggiori rispetto a quelle che effettivamente gli spettavano per l’attività di cui erano incaricati. Un profitto illecito che gli inquirenti hanno quantificato in somme che variano società per società. Si va dalle poche migliaia di euro fino a somme molto più ragguardevoli, in certi casi anche superiori ai duecento o trecentomila euro. Quella conclusa nei giorni scorsi è la seconda tranche di un’inchiesta sul mondo dell’accoglienza, il cui primo filone è già approdato in udienza preliminare.
Gli avvocati Stefano Scafidi e Sara Bruno (legali di Vivere Qui, coop già al centro del primo procedimento) si dicono "dispiaciuti nel vedere che il pm insista su questo teorema. Confidiamo si possa chiarire tutto. Quello che emerge è che le condotte addebitate a vario titolo alle coop chiamate in causa sono le stesse. Questo conferma l’idea che fosse il modo in cui tutti hanno lavorato, sulla base di indicazioni ricevute da prefettura e Asp, senza alcun dolo".
Federico Malavasi