Marcia per la sicurezza sul lavoro: "Una piaga sempre più profonda. Il governo deve intervenire ora"

Ieri lo sciopero indetto da Cgil e Uil dopo la tragedia nel Bolognese: "È ora di dire basta a questa guerra" "L’anno scorso sono state registrate più di mille morti bianche nel Paese. Chiediamo pene più severe" .

Marcia per la sicurezza sul lavoro: "Una piaga sempre più profonda. Il governo deve intervenire ora"

Marcia per la sicurezza sul lavoro: "Una piaga sempre più profonda. Il governo deve intervenire ora"

"E adesso basta". è questo lo slogan della manifestazione congiunta di Cgil e Uil: a seguito della strage sul lavoro nella Centrale Enel Bargi nel bacino di Suviana nell’Appennino Bolognese, ieri i sindacati hanno indetto lo sciopero generale in Emilia-Romagna per tutti i settori privati e pubblici, estendendo fino a 8 ore l’astensione dal lavoro. Una strage, quella dei morti sul lavoro, che sembra non avere fine: l’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Bologna nel report sugli infortuni del 2023 ha superato il numero di 1000 "morti bianche", più di 4 ogni giorno, di cui 36 le vittime coinvolte in infortuni multipli in cui hanno perso la vita più di una persona. Quest’anno ci sono già state 181 vittime e il settore delle costruzioni rimane il più colpito dal fenomeno delle morti sul lavoro.

"Il governo deve decidere, deve intervenire, non può pensare che le aziende debbano avere mano libera senza intralciarlo. Il costo per la sicurezza deve essere visto come un investimento per il paese e per i lavoratori, le lavoratrici e le aziende stesse. Deve garantire l’applicazione delle condizioni normative economiche e contrattuali uguali lungo tutto la filiera italiana. Chiediamo che venga istituita una vera e propria patente a punti che vada a escludere dal mercato le aziende dove vi sono verificate infortuni mortali e che non investono nella formazione e nella salute e sicurezza sul lavoro. Bisogna applicare la Legge 81 del 2008 in tutte le sue parti, anche in quelle in cui ci sono ripercussioni penali per le aziende, e mettere al centro le risorse. Il problema non è solo del governo ma anche delle aziende, perché anche loro latitano su questi aspetti e devono pensare che la salute e la sicurezza deve essere un elemento di investimento per tutti loro", dice a gran voce Daniele Dieci, Segretario Generale della CGIL di Modena.

"Continueremo a fare rumore – le parole di Roberto Rinaldi, Segretario amministrativo UIL Emilia Romagna –. Siamo di fronte ad una strage. Non sono semplici morti sul lavoro, è una guerra ed è per questo che noi oggi diciamo basta. Quando lavoratrici e lavoratori si alzano la mattina e non sanno se rientrano a casa è il caso di dire che siamo in guerra. Ci chiediamo perché datori e datrici di lavoro non vengano messi all’angolo, non inasprire le pene in un contesto dove la maggior parte delle morti e degli infortuni sono in aumento è gravissimo e incostituzionale". Partecipazione molto sentita nei due cortei del Modenese nei pressi di Porta Nord stazione treni al mattino, e lungo le aziende metalmeccaniche di via Emilia Ovest nel pomeriggio.

"Dove c’è il sindacato, c’è un presidio di legalità e quindi c’è anche un presidio di sicurezza, abbiamo chiesto più investimenti anche per l’informazione – conclude Rinaldi –. Le persone hanno diritto a quei 90 miliardi di euro di evasione fiscale che tutti gli anni contiamo e che la dicono lunga sul progetto di società che questo governo sta cercando di portare avanti. Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso e diciamo anche che il sindacato ha il dovere di costituirsi parte civile in questo processo, per dire basta e rafforzare la logica che noi cerchiamo di portare avanti. Un sistema che è forte con i deboli ed è deboli con i forti. Non è questo il paese che noi immaginiamo per il futuro e fino alla fine andremo avanti in questa lotta, in questa battaglia di giustizia sociale in modo coerente".