Omicidio Modena, il cuoco che odia le donne sospettato di un'altra morte

Riaperto un ‘cold case’: vittima una 75enne

Nel riquadro il presunto assassino

Nel riquadro il presunto assassino

Modena, 12 ottobre 2018 - Un dna da ‘scongelare’ e comparare, per essere sicuri che l’escalation criminale di cui è sospettato Raffaele Esposito, il cuoco 34enne di Savignano sul Panaro (Modena) arrestato per violenza sessuale, omicidio volontario, occultamento di cadavere e tentato sequestro di persona sia cominciata davvero il 24 agosto con lo stupro di una 28enne aggredita nel suo garage a Zocca, sempre nel Modenese. E non prima, precisamente sei anni fa quando proprio a Savignano fu uccisa una 75enne, Anna Gombia, trucidata a bastonate lungo il percorso natura del paese proprio come la prostituta 31enne ‘Nina’ Vasilica Nicoleta, trovata carbonizzata i primi di settembre alle porte di Modena ma alla quale, secondo i primi accertamenti, sarebbe stata rotta la testa con una spranga o un bastone.

24 agosto 2018

Il delitto della pensionata è rimasto insoluto, archiviato come un omicidio inspiegabile: ora ai carabinieri del reparto operativo di Modena non resta che comparare il dna di Esposito con quello dello sconosciuto isolato a suo tempo sul bastone usato per uccidere la 75enne. La possibilità di fare centro è minima, ma vale la pena tentare e ciò trasforma di fatto Esposito in un sospettato e l’omicidio Gombia un cold case da riaprire.

Ecco chi è il cuoco killer / FOTO e VIDEO

Del resto le accuse nei confronti del cuoco sono già pesantissime. Ieri l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice che gli chiedeva conto dell’omicidio della prostitua avvenuto a Modena il 30 agosto e dello stupro di Zocca. Nei precedenti interrogatori, il 34enne aveva già riconosciuto di essere stato a Zocca e di aver dato fuoco al corpo della prostituta, ma non di averla uccisa. L’uomo ha dato la colpa a un gruppo di uomini di colore che avrebbero ammazzato la giovane e caricato il corpo nella sua macchina. «Con un cadavere in auto, ho pensato di bruciarlo. – ha detto in lacrime ai magistrati nei precedenti interrogatori – Ero nel panico, non avrei voluto agire così ma avevo paura». C’è inoltre un video che lo inchioda per la terza contestazione, ossia il tentato sequestro di persona, avvenuto proprio a Savignano il 2 settembre ai danni di una 18enne aggredita lungo la pista ciclabile.

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«Da quando quell’uomo è stato arrestato, sono più serena. Io non lo so se altre ragazze sono state aggredite da lui, ma se ce ne sono, voglio dire loro di prendere coraggio e di farsi avanti perché sono vittime come me e non c’è niente di cui vergognarsi», ha detto la giovanisisma ragazza chiedendo di rimanere anonima. Il suo è un appello a parlare. Si sente una miracolata, questa diciottenne, che ora, appreso quello che ha rischiato, è sotto choc. Fino a pochi giorni fa, infatti, pensava di essere stata vittima di un tentativo di rapina, non certo di un maniaco che voleva sequestrarla e che aveva già ucciso e violentato altre donne: «Io quel giorno ero sulla pista ciclabile e stavo andando a prendere il bus – racconta – In quel momento, sono riuscita a difendermi e il mio pensiero era di stare calma mentalmente, di non farmi prendere dal panico». La giovane ha opposto resistenza a quell’uomo che l’ha afferrata cercando di trascinarla verso un’auto che aveva già la portiera aperta: «Dopo il fatto il mio primo instinto è stato quello di fermare una persona a caso per non stare sola». La giovane è stata soccorsa da un ciclista e poi dal fidanzato: «Ho fiducia nella giustizia e so che avrà quello che si merita per tutto il male fatto».

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