
"Pronto soccorso subissato di richieste. Questo crea tensioni"
I pronto soccorso sono sempre più campi di battaglia; spesso infatti le aggressioni avvengono proprio qui, dove si concentrano accessi di pazienti e famigliari.
Poco importa il colore del codice assegnato; è nei triage che si alza il livello della tensione e il personale sanitario si trova davanti a reazioni imprevedibili, insulti, offese, e a volte aggressioni fisiche vere e proprie rivolte a infermieri e medici. Episodi spesso difficili da gestire e che richiedono l’intervento delle forze dell’ordine.
Ne sa qualcosa il dottor Giuseppe Pezzuto, direttore del pronto soccorso e medicina d’urgenza del Policlinico.
Dottor Pezzuto, quali sono le cause di questi scatti di violenza?
"Le cause sono diverse; esistono le aggressioni che sono legate alle condizioni cliniche del paziente, per esempio patologie di tipo psichiatrico, oppure situazioni legate all’alterazione dello stato mentale per intossicazione da alcol e da sostanze, condizioni sia le prime che le seconde in aumento nella popolazione generale. Poi esistono aggressioni legate alla difficoltà di comunicare e qui entra in gioco il tema della multiculturalità e della carenza di strumenti; in realtà siamo mondi diversi, non ci conosciamo. Esistono aggressioni soprattutto legate alla frustrazione delle attese e della sproporzione tra quelle che sono le aspettative dell’utenza, non sempre giustificate e motivate, e la possibilità del servizio di soddisfare. La frustrazione e la rabbia nascono di fatto da un cattivo bilanciamento tra le aspettative dei pazienti e le possibilità di erogare il servizio".
Con quale frequenza avvengono gli episodi di violenza fisica e verbale al pronto soccorso? "Difficile dirlo; certamente i giorni di maggiore affollamento e la notte sono i momenti più a rischio".
Il lavoro è molto intenso dunque e stancante, sono molti gli accessi?
"Le richieste di assistenza sono sempre di più per diversi motivi e il sovraccarico di lavoro è notevole".
Qual è la situazione del personale al pronto soccorso del Policlinico? Siete in un numero sufficiente?
"No, non siamo abbastanza. L’equipe stabile è circa la metà di quella che dovrebbe essere; è una situazione che si riscontra anche in altri pronto soccorso della provincia. Stiamo riuscendo comunque a mantenere attivo il servizio anche grazie a misure straordinarie, ad assunzioni temporanee, ad attività di tipo aggiuntivo. Non abbiamo ancora, e spero non avremo mai, medici ’a gettone’ delle cooperative mentre invece c’è stato uno sforzo da parte dell’azienda a sostenere l’attività di supporto con personale non del pronto soccorso ma interno all’azienda o medici specializzandi".
Per quanto riguarda la sicurezza contro le aggressioni al pronto soccorso, ci sono stati dei cambiamenti recenti per garantire al personale medico più protezione?
"Capiamo che è impossibile avere una presenza costante di forze dell’ordine al pronto soccorso e nell’ospedale in generale; conosciamo anche le difficoltà che anche loro vivono a livello di personale. Apprezziamo però il fatto che recentemente il presidio di vigilanza dell’ospedale è stato spostato molto vicino al nostro reparto e questo è importante, anche se quello della violenza contro operatori sanitari è un problema difficile, che va affrontato su più livelli".
Emanuela Zanasi