
Un gruppo di studentesse del centro laziale, riscopre la vicenda degli orfanelli accolti in paese nel 1946
Un appello a fine novembre scorso sul sito dell’Associazione Memoria ‘900 di Velletri, pubblicato da un gruppo di studentesse del Liceo Mancinelli Falconi di Velletri, impegnate in una ricerca storica sul territorio, ha fatto riemergere una vicenda avvincente, di autentica solidarietà e umanità accaduta 78 anni fa. L’Italia era appena uscita dalla Guerra di Liberazione. Era un paese prostrato, città distrutte, dove tante persone pativano la fame. E’ in quell’ambiente che è maturata l’idea dei "Treni della felicità", "voluta – come ricorda un testimone del tempo Sergio Imperatori, un bimbo romano salito sul quel treno - dal Comitato di Liberazione Nazionale e organizzata dalla Croce Rossa italiana". L’iniziativa portò al trasferimento in massa di tanti bimbi (si calcola almeno 2000) che da Roma e Velletri, ma anche da altre città del sud, vennero ospitate per mesi da famiglie che si trovavano al Nord. A Cavezzo ne sono giunti 2018. Sono arrivati il 28 gennaio 1946 col treno delle 7.00 e sono scesi alla stazione ferroviaria di Villafranca, di cui ora rimane solo il casellino. Subito vennero accolti nella scuola elementare del capoluogo comunale, da cui si è proceduto alla distribuzione alle varie famiglie che ne avevano fatto richiesta. La storia fortunatamente oggi è tramandata grazie alla intraprendenza alla fine del secolo scorso di un gruppo di inseganti della Scuola Elementare di Disvetro, coordinati dal maestro Tito Dotti (oggi scomparso), affiancato dalla maestra Emilia Nuzzo, originaria di Velletri, e Nazzarena Fregni, oltre che da altre colleghe e colleghi che avviarono ricerche attraverso i registri scolastici del tempo e interviste con le famiglie accoglienti, dando alle stampe nel 1998 il volumetto "I bambini romani del ‘46". "Erano bambini - ricorda nel libretto Dario Pavarotti, un genitore affidatario - in grande miseria e avevano difficoltà a vivere. Dicevano che stavano in giro otto o dieci giorni senza andare a casa. Vivevano arrangiandosi. Erano le forze di liberazione americane che gli davano qualche sostentamento per tirare avanti".
Tra quei bimbi c’era anche quello che divenne un noto cantante, Lando Fiorini, accolto dalla famiglia Montanari, famiglia contadina come tante che si resero disponibili. Se l’accoglienza presso le famiglie fu organizzata al meglio, tuttavia non mancarono inconvenienti specie in chiave scolastica. Racconta la maestra Maria Teresa Malavasi di Motta nella sua cronaca scolastica sul registro di classe il 15/02/1946 "Ormai la mia Prima si compone di 65 frequentanti! L’aula non può contenere un numero superiore di banchi e gli alunni non possono più mettersi in fila in classe per uscire in ordine". Oggi le studentesse di Velletri vogliono riannodare le fila di quel legame che unisce la loro città a Cavezzo, ma sarà un’altra storia.
Alberto Greco