STEFANO LUPPI
Cronaca

San Domenico, chiesa ’congelata’ dal sisma "Tra poco più di un anno potremo riaprirla"

Sopralluogo nel cantiere da 1,5 milioni di euro: l’edificio sacro è il più grande della città con la sua cupola alta 42 metri. L’architetto Silvestri: "La fece costruire nel 1708 il duca Rinaldo d’Este. Nel 2012, per la sua imponenza, è stata la più danneggiata"

di Stefano Luppi

Quasi una generazione di modenesi non ha mai potuto visitare la chiesa di San Domenico, importante edificio sacro settecentesco fatto costruire dai duchi d’Este al fianco di palazzo Ducale – a dividerli solo via 3 febbraio 1831 – chiuso dal 2012 a causa dei danni causati dalle forti scosse di dieci anni fa.

Il Carlino è stato condotto dalla responsabile del restauro, l’architetto Elena Silvestri e da funzionari dell’impresa Leonardo di Casalecchio, alla scoperta dei segreti di questo importantissimo intervento in corso tramite due stralci per un costo totale di 1,5 milioni di euro.

"Anzitutto diamo una buona notizia – spiega la professionista modenese che ha già lavorato per rimettere in sesto il Duomo romanico – per questa importantissima chiesa chiusa da dieci anni: in questi giorni abbiamo avviato la seconda e ultima parte dei lavori, su progetto ovviamente approvato dalla Soprintendenza, per cui l’edificio della Diocesi riaprirà le porte al culto e alle visite tra poco più di un anno. San Domenico è molto importante, essendo la chiesa della corte ducale voluta nel 1708 dal duca Rinaldo d’Este ed è stata la più danneggiata in città dalle scosse del 2012. Ciò è dovuto alla sua imponenza, anche se dall’esterno si fatica a percepirla essendo inserita nel tessuto urbano. La cupola, infatti, è alta 42 metri, circa il doppio della cattedrale e ha un peso che grava per intero sugli otto pilastri centrali. Durante le scosse l’edificio di oltre 2400 metri quadrati, si è pericolosamente mosso – in linguaggio tecnico si chiamano ’meccanismi’ – e, come avviene per tutti gli edifici sacri, ha avuto la facciata e i fronti dei transetti sottoposti all’effetto del ribaltamento". L’architetto lo dice in modo delicato, ma proprio come avvenuto per l’Abbazia di Nonantola, questa chiesa con il sisma ha corso seriamente il rischio di crollare almeno in parte. I lavori – finanziati con fondi statali della ricostruzione sismica, per 1,5 milioni di euro in totale – dunque sono importantissimi. "Il primo stralcio del 2017 costato 500mila euro euro – prosegue l’architetto – ha interessato i lavori della facciata, proprio per scongiurare il problema grave del ribaltamento, e il transetto ovest lato Accademia militare mentre in questo secondo stralcio interveniamo sul resto, cupola e campanile compresi. Terremo i lavori sul lato del liceo Venturi, al fianco, per la prossima estate quando la scuola sarà chiusa, per motivi di sicurezza dovendo intervenire su muri di confine con la scuola".

A impressionare appunto è la altissima cupola, ma la chiesa progettata dal bolognese Giuseppe A. Torri presenta oltre a numerosi dipinti di artisti locali anche l’importante scultoreo di Antonio Begarelli raffigurante ’Gesù, Marta, Maria e Santi’.

Intervengono anche Melanie Schiefelbein capocantiere e Michele Crocella, esponenti dell’impresa Leonardo che ha all’attivo numerosi lavori a Ferrara, a San Petronio di Bologna, alla Pieve di Cento, a Firenze: "La cupola ha subito numerosi danni dalle scosse, con il distacco di parte dell’intonaco originale. Occorre quindi consolidarlo a un’altezza importante, con un alto ponteggio complicato da realizzare. Dall’esterno invece interverremo sul tiburio ottagonale in muratura che circonda la cupola stessa e all’interno risarciremo anche tutte lesioni causate dal terremoto sulla muratura: posizioneremo catene per mettere in sicurezza muri e colonnati". I professionisti terminano: "Stiamo in questi giorni impegnati nella catalogazione delle opere che vanno protette e per dare seguito ai lavori maggiormente impegnativi".