
La Guardia di Finanza ha scoperto la maxi frode nel settore carni
Modena, 6 aprile 2023 – Attraverso appalti illegali fornivano alle aziende del settore carni manodopera non regolare e a prezzi assolutamente concorrenziali e a rimetterci, come sempre, erano i lavoratori stranieri ignari delle ‘condizioni contrattuali’ accettate e soprattutto di essere privi di contributi previdenziali. Non solo: c’era anche chi aveva dichiarato un maggior numero di operai al fine di accedere ai versamenti del Bonus Renzi.
La Guardia di Finanza di Modena ha scoperto una maxi frode della manodopera a basso costo – che ancora una volta coinvolge il settore carni appunto – sequestrando quattro milioni di euro a undici imprenditori e ad un consulente fiscale di Castelfranco Emilia. Ad architettare la maxi frode, un prestanome cingalese residente a Spilamberto, con la complicità del consulente fiscale.
In sostanza gli indagati fornivano manodopera alle aziende, tramite contratti di appalto simulati, a prezzi particolarmente vantaggiosi solo grazie all’evasione fiscale e contributiva e alterando così la libera e leale concorrenza. Gli indagati rispondono, a vario titolo di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento dell’Iva e delle ritenute, indebita compensazione di crediti inesistenti, falso ed esercizio senza autorizzazione dell’attività di intermediazione di manodopera.
Le indagini dei finanzieri, avviate a marzo 2021, hanno fatto emergere un sistema di vero e proprio sfruttamento del lavoro, grazie a una rete di aziende che, prive di autorizzazioni, si ‘comportavano’ come uffici di collocamento. A capo delle stesse c’era proprio il cingalese che forniva poi la manodopera a tariffe inferiori al prezzo di mercato. In sostanza le attività raccoglievano le candidature di stranieri provenienti in particolare dallo Sri Lanka ma non solo.
I lavoratori poi, con contratti appunto fasulli venivano impiegati tramite appalti simulati soprattutto nelle aziende del settore della lavorazione delle carni nella nostra provincia ma anche in altre realtà della regione.
In questo modo gli indagati riuscivano ad evadere il fisco e gli ‘oneri’ contributivi senza ovviamente alcun rispetto dei contratti di lavoro. In base a quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla procura tra il 2016 e il 2021 sono state impiegate centinaia di persone con oltre 4 milioni di euro di imposte evase. Il decreto emesso dal gip e delegato dalla procura alle fiamme gialle vede al centro proprio il prestanome di origini cingalesi, risultato essere amministratore di fatto delle imprese.
Alle indagini hanno contribuito anche gli uomini dell’Ispettorato del lavoro e dell’Inps.
‘Lo schema’ dell’appalto permetteva agli indagati di far ottenere indebiti vantaggi si all’appaltante che all’appaltatore: da un lato, infatti, il committente maturava un indebito credito Iva e dall’altro il fornitore non versava imposte, ritenute fiscali e contributi previdenziali. Questo perchè compensava i debiti con crediti di imposta inesistenti.