"Tari per le ceramiche?. Minaccia agli investimenti"

Finale, il vice presidente di Confindustria Ceramica Emilio Mussini "Auspico un incontro col sindaco Poletti per confrontarci sul tema".

"Tari per le ceramiche?. Minaccia agli investimenti"

"Tari per le ceramiche?. Minaccia agli investimenti"

Confindustria Ceramica non trova convincente la risposta del Comune di Finale sulla decisione di estendere l’applicazione della Tari (Tassa sui rifiuti) alle aziende ceramiche del polo industriale di Massa Finalese perché avrebbe un valore ’retroattivo’. "Come associazione imprenditoriale – risponde il vice presidente di Confindustria Ceramica Emilio Mussini, presidente di Panaria Group – al di là di quanto decideranno i giudici di merito, abbiamo il dovere di denunciare all’opinione pubblica che l’applicazione retroattiva di un principio interpretativo, attuata in contrarietà alla regolamentazione comunale a suo tempo vigente, è una pericolosa minaccia al mantenimento degli investimenti delle imprese e all’occupazione di qualità che esse assicurano sul territorio".

Il sito di Finale, che vede presenti 5 importanti imprese come MarazziGroup, Atlas Concorde, Panaria Group, Abk e Moma, genera oggi il 5% della produzione italiana del settore, assicurando l’occupazione a più di 600 addetti diretti, cui si aggiunge un rilevante indotto. "Apprezzo sinceramente – afferma Mussini – le parole del sindaco Poletti, che assicura attenzione per la presenza e la crescita delle imprese ceramiche insediate a Finale ed auspico che in un prossimo incontro ci si possa confrontare sulle reciproche visioni di sviluppo di questo polo". Ma le conseguenze della riscossione della Tari, un esborso per il triennio 2018-2020 che ci aggira complessivamente sui 2,350 milioni di euro complessivi, ai quali si aggiungerebbero i circa 380.000 euro già richiesti a titolo di Tari nello stesso periodo, sono pesanti da sopportare. "Occorre sottolineare – sostiene Mussini, citando in proposito il parere di Luigi Lovecchio, esperto del quotidiano Il Sole 24 Ore – che l’attuale quadro normativo prevede in modo esplicito che sono del tutto escluse dalla Tari le aree adibite a lavorazione (il riferimento è ai siti produttivi presenti a Massa Finalese ndr), in quanto superfici ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento deve già provvedere l’impresa a proprie spese".

Pertanto, è convinzione di Confindustria Ceramica che "la quota fissa Tari richiesta alle aree di produzione porta a ricostruire un prelievo tributario in contrasto con principi costituzionali, conferendo ad una tassa una natura impositiva". "L’azione – aveva spiegato il responsabile Ufficio Tributi di Ucman Pasquale Mirto – è stata intrapresa solo dal Comune di Finale Emilia nel 2024 perché era l’unico tra quelli dell’Ucman che poteva ancora farlo, visto che gli altri hanno deliberato il passaggio a tariffa corrispettiva nel 2018. Come per i magazzini, nel caso di divergenze interpretative, la competenza a decidere è ora in capo ai Giudici Tributari, compresi quelli della Cassazione".

Alberto Greco