
Ha 42 anni e si destreggia tra due mestieri, di cui uno non esattamente comune: ‘il margolfaro’. Figlio della tradizione fiumalbina è lo scultore Davide Santi, idraulico che si dedica alla realizzazione di margolfe (sassi scolpiti a forma di fantoccio) tipiche del nostro Appennino, arrivando a vendere le sue opere d’arte oltreoceano. "In giro per il mondo – spiega – ci sono pezzi di me e di Fiumalbo".
Santi, come le è venuta l’idea? "E’ una passione di cui ho fatto un secondo lavoro. Il ‘margolfaro’ è un’attività molto antica: arriva dai Celti e Fiumalbo è ricca di margolfe. Ho realizzato anche una cartina dove ho censito tutte le margolfe e i turisti si divertono a fare questa specie di ‘caccia’. Noi, come tradizione di famiglia, siamo musicisti e idraulici da 3 generazioni, poi io nel 1990 (avevo 10 anni) ho iniziato a scolpire dei sassi per quella che poteva essere l’arte di un bambino. Ho iniziato a raffigurare quello che capitava e negli anni, grazie anche al Presepe Vivente di Fiumalbo, ho scelto di dedicarmi alle margolfe. Poi è diventato un secondo lavoro".
Ha clienti anche all’estero? "Sì, ne ho dal Giappone a New York; domenica scorsa alcune opere sono volate in direzione di Atene e Chicago. Negli anni questa passione è diventata un’attrattiva forte: oltre ai mercatini, vendo tramite la mia pagina Facebook. Questa attività piace, ma va detto che, se dovessi farmi pagare per le ore di lavoro, le opere non sarebbero vendibili: per scolpire un sasso si impiega tempo…".
Intende che non si riesce a vivere di questo mestiere?
"Esatto, non è un’attività che da sola mi permetterebbe di mantenermi. Tuttavia, ora la curiosità ha portato a richieste di margolfe sul web. Scrivendo ‘margolfe’ su internet, spunta la mia pagina social nonostante io non abbia mai pagato un centesimo. Sono stato contattato per un servizio televisivo, e per me queste sono tutte piccole soddisfazioni. Mi accontento così ed è già gratificante il pensiero che ci sia un pezzo di me e di Fiumalbo in giro per il mondo".
Sono opere che portano fortuna?
"La tradizione dei luoghi celtici è questa: un tempo, il nemico veniva ucciso, decapitato per poi mostrare la testa fuori dall’abitazione e tenere lontani altri potenziali nemici. Poi ci siamo evoluti, fortunatamente, e da allora la tradizione vuole che, dove sono passati i Celti, si trovino questi brutti volti sulle case, nelle stalle, sulle capanne. Avevano la stessa funzione: allontanare il male, la paura, il nemico, quindi non sono proprio dei portafortuna.
E’ chiaro, però, che la margolfa deve piacere perché si apprezza la scultura: non è mia intenzione venderla come scacciaspirito".
Dove trova l’ispirazione?
"Mi capita spesso, quando sono a lavorare in un cantiere, di cogliere un suggerimento da un semplice sasso.
Così lo porto a casa, e inizio a scolpirlo nel mio stile. Altrimenti, per reperire il materiale, vado nel bosco che, in passato, era occupato da una cava".
Riccardo Pugliese