"Mi sento amareggiata, ma anche abbandonata". È lo sfogo di una 50enne carpigiana vittima di una delle tante truffe online. Nel giro di pochi minuti ha perso quasi 3500 euro. "Il tutto è partito da un sms arrivato sul mio cellulare alle 19.30, avente come mittente la mia banca. Venivo avvertita della richiesta di autorizzazione di una cifra importante: ‘Se disconosce tale operazione contatti l’antifrode’ e l’indicazione di un numero di cellulare. Presa dal comprensibile panico, ho fatto quel numero e mi è stato detto che sarei stata richiamata subito dal mio istituto di credito. Immediatamente ho ricevuto una telefonata da un numero fisso: l’operatore mi ha detto che era in atto un tentativo di pagamento con la mia carta da Istanbul e che per bloccare il bonifico dovevo immediatamente farne uno a favore dello stesso destinatario, perché questo avrebbe consentito di entrare nel conto del beneficiario e bloccare il pagamento". La donna fa il primo bonifico di quasi 1800 euro e sul cellulare, sempre sotto il nome della sua banca, compare ‘bonifico bancario bloccato’. "Arriva una seconda telefonata dallo stesso numero - prosegue -. Stessa situazione, inizio a insospettirmi, l’operatore mi fa notare che il numero da cui mi chiama è quello riportato sul retro del mio bancomat (è vero, coincidevano). Inoltre, i messaggi con gli allert di truffa provenivano dal numero della banca.
Altro bonifico di 1500 euro. Le telefonate continuano ma non rispondo più. Il mattino dopo mi precipito in banca: i truffatori avevano clonato il numero della messaggistica dell’istituto di credito, e i bonifici non possono essere fermati perché i conti dei destinatari sono stati svuotati. Inizia così l’odissea, tra banca, denuncia per truffa alla Polizia di Stato, poi Polizia postale, di nuovo Polizia a Carpi e banca. Quest’ultima in sostanza mi ha detto che non si assume alcuna responsabilità. Truffata e anche abbandonata". "È insoddisfacente l’impegno generale attorno a queste truffe – interviene Marzio Govoni, presidente Federconsumatori Modena -. Il comportamento delle banche è inadeguato: il caso della signora dimostra che sempre più frequentemente abbiamo intrusioni nei database delle banche, oppure che i sistemi informatici sono facilmente aggirabili dai truffatori. È necessario che le banche risarciscano i clienti truffati, che non li facciano sentire soli, che dirottino una parte degli utili, sempre in crescita, su questa emergenza".
Maria Silvia Cabri