Benelli Armi: l’ingegner Paolo Viti è il nuovo direttore generale

Importante nomina per la gestione dell’azienda urbinate del gruppo Beretta Holding "La cosa più gratificante per me è che abbiano scelto un manager nato e cresciuto nel territorio".

Benelli Armi: l’ingegner Paolo Viti  è il nuovo direttore generale

Benelli Armi: l’ingegner Paolo Viti è il nuovo direttore generale

Paolo Viti – ingegnere di 48 anni, dirigente d’azienda da 20 – è stato nominato, dal presidente cavalier Luigi Moretti, direttore generale di Benelli Armi. A comunicarlo è stata una lettera inviata dalla Beretta Holding a tutti i general manager del gruppo sparsi nel mondo. La Beretta Holding, di cui Benelli Armi è parte, è una realtà dal fatturato di 1,8 miliardi di euro e conta 6.500 dipendenti. Viti è direttore dei 400 che lavorano in Benelli Armi, tra Brescia, Urbino e le altre sedi della grande società quotata in borsa.

Anche per una dimensione di proporzioni globali c’è sempre una prima volta. Viti annuisce: ha capito dove vogliamo arrivare. "La cosa più gratificante – conferma Viti – è constatare che la proprietà abbia scelto una persona che si è formata qui. Il fatto che il nostro presidente, il cavalier Moretti, e la proprietà abbiano deciso, nel Consiglio d’amministrazione dello scorso 26 marzo, di nominare un direttore generale, facendo crescere una persona dall’interno dell’azienda e non assumendolo dall’esterno, è lusinghiero perché rinsalda il legame con il territorio nel quale Benelli Armi opera. E’ un attestato di stima verso tutta la squadra Benelli che ha saputo operare negli anni con autonomia decisionale, proponendo prodotti e servizi innovativi, apprezzati dal mercato. E’ un risultato costituito tutti insieme".

Le nuove responsabilità non intimoriscono Paolo Viti, abituato a coltivare le risorse umane: "Credo nel gioco di squadra: è fondamentale. Per questo ho sempre cercato di valorizzare talenti, vocazioni e ascoltare i dipendenti, prima leva in un’azienda come Benelli".

Guardandosi alle spalle, quali sono stati i momenti di svolta?

"Il risultato raggiunto nel 2008 con il fattore qualità – spiega –. E’ stato un primo cambiamento perché introdussi metodi di controllo statistico e previsionale della qualità. Non fu facile perché Benelli è un’azienda già matura: chi prova ad introdurre cambiamenti è normale in un ambiente rodato che trovi resistenza, all’inizio. E’ normale che ti si dica: abbiamo fatto sempre diversamente, perché dovremmo cambiare? Ricordo che feci un incontro con tutte le maestranza durante il quale pubblicai una slide con una immagine delle piramidi egizie. Dissi: le piramidi furono costruite 4mila anni fa senza l’utilizzo della ruota. Che bisogno c’era di inventare la ruota? Fu un escamotage per riflettere, tutti, sulle necessità del cambiamento. Da lì mi sono guadagnato la fiducia di chi lavora in Benelli. Altra svolta è stata nel 2012, quando il nevone mise tutti noi alla prova: emerse l’attaccamento a questa azienda. Fu un intervento di tutta la squadra che lavorò senza sosta per puntellare la fabbrica, salvandola: se fosse crollato lo stabilimento ad Urbino, la Benelli non avrebbe più riaperto. Sotto la neve sarebbero rimasti 200 milioni di euro di macchinari: difficilmente avrebbero investito per riaprire. E’ la squadra la vera forza dell’azienda".

Altre svolte?

"Nel 2019 quando abbiamo gestito lo sviluppo e ricerca nuovi prodotti: Benelli fa dell’innovazione il fattore vincente nel mercato. Riuscire ad innovare con le advance impact, chiamate AI, perché elaborate anche con interventi di intelligenza artificiale è stato nevralgico".

Infine?

"La gestione della pandemia: siamo riusciti a lavorare con un’organizzazione che non c’ha trovato impreparati".

Della squadra, Viti, ricorda, in particolare Leo Livi, capoarea della produzione, ora in pensione. Con lui ha girato per le fiere di mezzo mondo, intercettando i macchinari che Benelli, grazie all’abilità dei propri tecnici, avrebbe adattato in modo sartoriale al prodotto da fare. "In tutte le fasi più complicate da comprendere – conclude Viti –, dalla rivoluzione 4.0 all’intelligenza artificiale, ho trovato persone pronte a mettersi in gioco, orgogliosi di fondere le proprie vocazioni con il saper fare al meglio".