Pesaro Capitale della cultura 2024, il progetto della vittoria

Natura e cultura le parole chiave del programma. Coinvolti tutti i 53 comuni della provincia, tra installazoni sonore e testimonianze di migranti

Pesaro Capitale della Cultura 2024, la felicità del sindaco Matteo Ricci

Pesaro Capitale della Cultura 2024, la felicità del sindaco Matteo Ricci

Pesaro, 16 marzo 2022 - Dalla carta alla realtà. Ora che Pesaro si è aggiudicata il titolo di Capitale italiana della cultura 2024 e che la festa (video) si è placata, l’amministrazione dovrà subito mettersi al lavoro per realizzare il progetto (”La natura della cultura”) con il quale ha sbaragliato le altre 9 candidate.

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Un progetto articolato in 5 sezioni. Su tutto spicca l’idea di coinvolgere i 53 Comuni della provincia, i quali, nell’ottica di una “città orchestra” e di un progetto corale, divideranno con Pesaro lo scettro di capitale che terranno, a turno, ciascuno con la propria offerta culturale.

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Natura e cultura, le due parole chiave che tengono insieme le diverse iniziative raggruppate nelle 5 sezioni e che, come evidenziato dagli stessi commissari in sede di audizione lo scorso 3 marzo, “si poggiano su istituzioni già presenti e su eventi che già caratterizzano l’offerta culturale di Pesaro”. A partire dalla Bicipolitana, cardine della prima sezione (“La natura mobile della cultura”), che diventerà luogo in cui saranno disseminate installazioni sonore mobili, hotel labirinth con stanze trasformate in residenze artistiche e “danzando memorie sul mare”, progetto dai contorni ancora indefiniti che dovrebbe riportare alla luce “archivi sonori di tradizioni musicali perdute”. Protagonisti i pesaresi e le loro storie di vita nei luoghi della città assieme alle architetture moderne invisibili nella seconda sezione.

Migration

“Natura ubiqua della cultura” punta quindi a realizzare una sorta di atlante territoriale delle emozioni in cui verranno raccolte e trasformate in fumetti le esperienze di singoli cittadini, mentre con “Now you see me” si accenderanno i riflettori su architetture moderne cittadine divenute invisibile nel panorama urbano. Spazio anche alle testimonianze dei migranti e alle loro valigie digitali, ovvero le sim card, unico bagaglio in loro possesso nell’attraversare il mare dalle quali si attingerà per ricavare materiale per creare mostre e laboratori e ripensare il rapporto con l’altro.

La colonia di Villa Marina compare al centro della terza sezione, “La natura imprevedibile della cultura” che nel piano del Comune dovrebbe essere ripensata come centro culturale in chiave antirazzista. Chiamati in causa anche i 13 quartieri della città dove saranno ospitate altrettante residenze artistiche. Entra finalmente in gioco anche il Rof, il principale motore culturale di Pesaro, ma con i magazzini. L’obiettivo è di donare ad associazioni, scenografie, costumi e oggetti in disuso a cui dare nuova vita.

Ripensare la politica del rumore è il cuore della penultima sezione (“La natura operosa della cultura) che propone incontri e momenti di riflessioni sul tema. Il secondo progetto punta invece sul blu, “il colore della cuccagna”, e su come riportare in auge la pratica rinascimentale con cui si sono tinti capolavori in tessuti preziosi. Si chiude con la quinta sezione (“La natura vivente della cultura”) che mette in campo i 33 alberi monumentali della provincia (“destinati a diventare entità parlanti che raccontano la loro storia millenaria”), la sonosfera (“teatro equoacustico del mondo, nomade e trasportabile ed esperienza di ascolto immersivo profondo nel suono”), la “Raising room”, la stanza che permetterà di incontrare l’artista Marina Abrahmovic in una sua performance e, attenzione alle energie pulite, durante la mostra del cinema in cui saranno proposte biciclette che azionano energia, pedane con materiale riciclato e pentole che autoproducono energia.