di Daniele Sacco*
Il Medioevo e la Rivoluzione francese, qual è il nesso? Tra il termine dell’uno e lo svolgersi dell’altra sussistono tre secoli. I due periodi non si "toccano". La Francia è il Medioevo, la "grandeur" è figlia del regno di Francia, interrotto dalla ghigliottina. Il Medioevo è stato ferito dalla Rivoluzione con un accanimento senza pari, che ha lasciato sgorgare in Francia, prima che altrove, il concetto di "tutela". Il 17 di Brumaio dell’anno 1793 Jacques Louis David dichiarava alla Convenzione Nazionale: "Cittadini i resti tronchi delle loro statue confusamente ammucchiati formino durevole monumento alla gloria del popolo. Propongo di alzare questo monumento, composto dei resti accatastati di queste statue, sulla piazza del Pont Neuf, e di farvi poggiare l’immagine del popolo gigante. Così a Parigi le effigi che la monarchia e la superstizione hanno immaginato e edificato durante i quattordici secoli saranno ammucchiate e formeranno una montagna che servirà da piedistallo all’emblema del popolo".
I rivoluzionari spogliarono le chiese, sottrassero statue di santi, ecclesiastici o regnanti scolpite nel Medioevo. Le distrussero, cuocendole, per ottenere calce. Le accatastarono rotte e confuse per innalzare piramidi sormontate da emblemi del popolo. Le stesse chiese, spesso gotiche e cattedrali, furono demolite, bruciate, rese caserme o altro. Ragionando non come tifoseria da stadio: "viva il clero e la monarchia" / "viva il popolo", ma come membri dell’Umanità, fu deplorevole lo scempio attuato contro il patrimonio comune, di tutti noi, del mondo. Cosicché la questione della conservazione dei monumenti salì alla ribalta, per la prima volta, e lo vedremo nella prossima uscita.
*docente Università di Urbinouscita 332