Covid Pesaro, nuove terapie domiciliari al debutto. "Sono un’arma in più, non la panacea"

Da domani ok all’uso di Remdesivir e della pillola della Merck. Bucci, medico Usca: "Farmaci complessi. Il vaccino resta soluzione migliore"

L’industria farmaceutica Merck, che produce il Molnupiravir disponibile da domani

L’industria farmaceutica Merck, che produce il Molnupiravir disponibile da domani

Pesaro, 3 gennaio 2022 - Prima ancora del debutto, previsto per domani, pare già raffreddato l’entusiasmo per le due nuove terapie domiciliari anticovid in partenza: il Remdesivir, nato per contrastare l’Ebola e finora utilizzato solo in ambito ospedaliero; e il Molnupiravir, l’anticovid della Merck specifico contro Sars-Cov-2. "E’ un qualcosa in più – dice Gregorio Bucci, coordinatore medico Usca, le squadre di medici a domicilio a cui sarà deputata la gestione dei nuovi farmaci –. Ma non la panacea di tutti i mali".

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Covid, quando si torna a scuola a gennaio 2022. Dad, regole e rischi - Tampone fai da te: come si fa e come leggere il risultato Cosa cambierà con la somministrazione del Remdesivir a domicilio? "Finora il Remdesivir ha dato risultati che definirei discreti: non ha mai avuto dati fortissimi sulla mortalità ma buone evidenze sul decorso della malattia, evitando lo spostamento dalla Subintensiva alla Terapia intensiva. Ma è un farmaco con una certa complessità gestionale". Come si somministra? "Innanzi tutto dobbiamo capire meglio le indicazioni di utilizzo: quanto ne abbiamo, come darlo e con che criteri, cosa che finora nessuno dalla Regione ci ha detto. Parliamo di un farmaco che si somministra per infusione in vena, per cinque giorni consecutivi: spesso nel paziente Covid è difficile reperire un adeguato accesso venoso. Poi servono esami del sangue per il monitoraggio della funzione renale. Si fa tutto, è già capitato di trattare pazienti a domicilio con il cortisone in vena; però non è un’operazione banale, sono setting complessi". Il Molnupiravir, invece, è una compressa. "Certo, questo risolve alcuni problemi. Ma come tutti gli antivirali ha un elevato grado di interazione con altri farmaci e poi occorre valutare gli effetti collaterali. Sono farmaci con una certa complessità di uso. Si danno, ma servono indicazioni specifiche che ora non abbiamo". Quante pillole per le Marche? "E’ un dato che non ho, ma la disponibilità è limitata visto che si parla di 50mila dosi su tutto il territorio nazionale". A chi saranno somministrate? "Il Molnupiravir – compresse da 800 mg, che si somministrano due volte al giorno – è indicato per il trattamento del Covid da lieve a moderato, in pazienti adulti non ospedalizzati e non vaccinati, con insorgenza dei sintomi entro 5 giorni, in presenza di un tampone molecolare positivo e che presentino almeno un fattore di rischio: malattie cardiache, diabete mellito, obesità, età superiore a 60 anni". Perché serve il tampone? "E’ un criterio d’inclusione, come per i monoclonali. Un tampone rapido non basta. E qui si crea un problema di tempi: perché la massima efficacia si apprezza entro il quinto giorno dalla comparsa dei sintomi. Stiamo un po’ stretti". L’efficacia contro la Omicron? "Tutti gli studi sono stati fatti sulla Delta, ora però abbiamo una variante meno aggressiva e molte più terze dosi. Comunque a fine mese ( secondo altri febbraio-marzo, ndr ) dovrebbero arrivare le prime consegne ( 200mila, ndr ) di Paxlovid, l’anticovid Pfizer, che ha dati anche migliori, con una riduzione del rischio dell’80-85%". I non vaccinati accoglieranno di buon grado queste terapie? "Se uno non si fida del vaccino, si fida di un farmaco nuovo, comunque sperimentale? Se tutti facessero il vaccino sarebbe meglio, prevenire è meglio che curare, ma comunque è un’arma in più, soprattutto per i vaccinati ’non responder’". Nelle visite vede molti no vax? "Sì, sono ancora la maggioranza. Hanno però forme un po’ meno gravi rispetto a qualche mese fa. Ma se sviluppano forme gravi, la situazione è identica a prima: polmoniti molto brutte, gente con l’ossigeno perché non riesce a respirare". Che pazienti sono? "Molto sospettosi. Vogliono che tu sia lì ma non si fidano di quello che dici. Un paziente che al quarto giorno aveva ancora la febbre alta si è rifiutato di prendere la tachipirina ’perché quella uccide’. Altri non vogliono andare in ospedale. Altri ancora, anche 40enni, li vediamo ormai a pezzi, dopo che si sono affidati a quei ciarlatani delle cure domiciliari di Facebook, che hanno prescritto dosi massicce di cortisone, con il risultato che hanno completamente demolito la risposta immunitaria. E c’è anche una signora, vaccinata, che per Natale è stata convinta dai genitori a fare una cena con il fratello novax che li ha infettati tutti. E adesso è ricoverata".