Covid, tamponi obbligatori ma è subito caos. "Aspetto da giorni dopo le ferie in Croazia"

Marco Manganiello, insegnante, racconta l’odissea: "Prima non rispondono, poi dicono che non ce la fanno. Ritardi inaccettabili"

Marco Manganiello

Marco Manganiello

Pesaro, 25 agosto 2020 - Una giungla, tra numeri staccati o che non rispondono, e attese per i tamponi che si prospettano sempre più lunghe e snervanti. Dopo la decisione del Ministero della Salute di rendere obbligatorio il tampone al rientro da Grecia, Spagna, Malta e Croazia, è caos tra i vacanzieri che in questi giorni stanno rientrando da quei paesi e, adesso, devono fare l’analisi.

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"Sono tornato venerdì 21 agosto a Pesaro dopo un periodo di ferie – spiega Marco Manganiello, insegnante –. Ero in barca con la mia famiglia in Croazia, su alcune isole dove i contatti sono ridotti. Ho saputo dell’obbligo di segnalazione all’autorità sanitaria e mi sono premurato, chiamando la Capitaneria di porto, di sapere con quale modalità dovevo farlo. Peccato – prosegue l’insegnante – che i due numeri indicati, un cellulare che rispondeva al numero 335/5428095 e un fisso 0721/ 5428095, erano staccati".

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Questo accadeva venerdì scorso, nonostante la circolare ministeriale dello scorso 12 agosto dica che il tampone debba essere eseguito nelle 48 ore successive al rientro. Ieri mattina, lunedì, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, Manganiello riesce a parlare con un addetto e a fissare un appuntamento per domani. "Ho protestato facendo presente cosa dice la circolare e mi faccio passare la dirigente a cui ho chiesto il perchè di tutti questi disservizi: la risposta è stata ‘non ce la facciamo’". Sconfortato, Manganiello chiama la Asl di Rimini dove hanno organizzato una unità mobile per i test rapidi destinati a coloro che rientrano dall’estero. "Ieri purtroppo alle 10 avevano già finito i kit – racconta l’insegnante – Ma la dottoressa mi ha consigliato di inviare una mail al loro servizio di Prevenzione, dove hanno creato una corsia preferenziale per chi arriva dall’estero e danno appuntamento dal mattino al pomeriggio. Spero che mi possano accontentare".

A questo punto , la domanda sorge spontanea: "Se in Emilia Romagna riescono a dare risposte nei tempi stabiliti, perché non è possibile farlo anche da noi?" si chiede l’insegnante. Seconda considerazione: "Come si potrà tenere sotto controllo la situazione in ottobre e novembre, quando ci saranno in circolazione altri virus e riprenderanno i contagi da Covid? Sono sconcertato, a me sembra che ci sia una grande disorganizzazione. E delusione, soprattutto negli operatori, che dicono di lavorare giorno e notte, e non dubito che sia così, senza riuscire a dare una risposta adeguata". "La mia previsione - conclude l’insegnante – è che, se non cambierà qualcosa, ci troveremo in autunno con una gran confusione. Io sono tornato dalla Croazia, ho fatto il mio dovere da cittadino. Ma la prossima volta, quanti lo faranno? Quando si perde la fiducia nelle istituzioni, prevale la furbizia".