Il duomo di Pesaro chiude per lavori: nuove finestre sui mosaici

Dal 29 il via all’intervento che sarà realizzato dalla Fondazione Scavolini con la Renco. Alla fine ci saranno 42 metri quadrati in più di ‘visibilità’ per ammirare i tesori cittadini

Vittorio Sgarbi osserva i mosaici durante una recente visita insieme con il vicesindaco Daniele Vimini

Vittorio Sgarbi osserva i mosaici durante una recente visita insieme con il vicesindaco Daniele Vimini

Pesaro, 5 aprile 2024 – Il 29 di questo mese chiude al culto la cattedrale. Partiranno i lavori per realizzare le nuove ‘finestre’ sui mosaici. Il tempo stimato per riaprire la chiesa viene ipotizzato in un paio di settimane, sperando che non subentrino problemi in corso d’opera.

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In totale 42 metri quadrati in più di finestre rispetto allo stato attuale, per cui si passa da 160 metri quadrati ad oltre 200. Una verrà creata lungo la navata di destra sopra al tappeto della nave troiana. L’altro sul fronte opposto e quindi, oltre al mosaico superiore si potranno vedere frammenti di quello più antico che risale al IV secolo, che rispetto a quello superiore è più geometrico, ma anche questo è a colori. A ricordare bellezza e l’estensione di questo mosaico che Federico Zeri definì "un caso unico al mondo perché attraverso vari rifacimenti corre per seicento anni e cioè dal sesto secolo fino al 1200", ci hanno pensato i carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio di Ancona che hanno realizzato con un drone un filmato su tutta l’area.

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Nell’anno di Pesaro capitale della cultura, per allargare la visione del litostrato, i finanziamenti per realizzare questi lavori sono arrivati dalla Fondazione Scavolini, rappresentata ieri in curia dalla presidente Emanuela Scavolini e dal cugino Gianmarco.

La Fondazione spende per questi lavori circa 250mila euro "ma noi siamo nati 40 anni da proprio per valorizzare il patrimonio delloa città", dice Emanuela Scavolini. "Una operazione più complessa di quello che possa apparire – dice Giovanni Pratelli, ingegnere della Renco, impresa incaricata dei lavori – perché si sono dovuti valutare tutti i carichi di una struttura realizzata 25 anni fa".

In sostanza l’attuale piano di calpestio che ha una struttura reticolare, con tiranti, dove poi sono state appoggiate delle mattonelle 50 per 50. Per ottenere tutti i permessi ci sono voluti 12 mesi di preparativi. L’operazione non prevede solamente l’apertura di due nuove finestre ma anche il cambio di tutti i cristalli che hanno 25 anni ed anche una maggiore ampiezza della grande finestra che è al centro della navata centrale. Al posto dei vecchie cristalli una vetratura molto più luminosa che dovrebbe permettere una visione migliore dei mosaici grazie anche ad un sistema di illuminazione con tecnologie al Led.

Preparativi lunghi non solo sotto il profilo burocratico e tecnico, perché la Soprintendenza in questi ultimi mesi, oltre ad aver controllato la conservazione, ha anche pulito tutto il tappeto musivo ridando lucentezza alle pietre. Un Duomo che in queste settimane, con l’arrivo dei gruppi turistici, è stato molto visitato, anche se come si disse quando si decise di realizzare il nuovo piano di calpestio, "è come guardare la cappella Sistina dal buco della serratura". Al tempo Vittorio Sgarbi bollò gli autori della soluzione, quella arrivata fino ai giorni nostri, come “capre” beccandosi anche una querela per diffamazione – poi ritirata grazie ai buoni uffici dell’allora presidente della Provincia Palmiro Ucchielli – dalla ex ministro della Cultura, Giovanna Melandri.

A presentare questi lavori, ieri mattina si sono riuniti in Curia alla presenza del padrone di casa, e cioè l’arcivescovo Salvucci, tutti gli autori di questa operazione.

Era presente Cecilia Carlorosi che guida la Soprintendenza con il responsabile dell’ archeologico Stefano Finocchi; poi l’architetto Franco Panzini, tecnico della Fondazione Scavolini che ha fatto l’uomo di raccordo con Renco e amminoistrazione; il responsabile del museo diocesano, Filippo Alessandroni che ha fatto anche un po’ il quadro dei visitatori che nel corso dello scorso anno sono scesi nei sotterranei: "In prevalenza, tenendo conto che i numeri sono contingentati, per cui più di tante persone non possono scendere, sono stati i giovani delle scuole. Comunque abbiamo calcolato circa 4-500 persone. Ma pensiamo che quest’anno saranno molti di più i visitatori".

Presente anche il vicesindaco e assessore alla Cultura Daniele Vimini e per l’università di Urbino Daniele Sacco, perché la sezione archeologica dell’ateneo sta eseguendo studi e approfondimenti.