In rete si firmava con la sigla "un tal gg", opzionata agli albori del Web 2.0, nel mondo fisico era una persona visionaria, ma cortese e aperta al dialogo, che si riconosceva dall’inconfondibile abbinata occhialetto tondo – pizzetto. Questo era Giuseppe Granieri, uno dei primi esperti di culture digitali in Italia e docente all’Università di Urbino tra il 2008 e il 2021, morto lunedì a 55 anni, dopo una malattia.
Originario di Potenza, è sempre rimasto legato alla propria terra natìa, ma considerava Urbino una seconda casa, in cui avviare progetti e in cui era stimato e ben voluto dai colleghi e anche dagli studenti, che era solito immortalare nell’immancabile foto di inizio lezioni. A chiamarlo in città, nel 2008, fu l’allora presidente del corso di Scienze della Comunicazione, Giovanni Boccia Artieri: "Quando subentrai, nel 2005, apportai delle modifiche e inserii dei laboratori, tra cui il suo – spiega –. Ci eravamo conosciuti in rete, come capitava allora, leggendo i rispettivi blog. Poi, lo invitammo al nostro evento “Chiacchiere dal basso“, a Pesaro, e infine gli chiesi di venire qui. Lui era un guru e spiegava già come le relazioni personali si trasformassero in rete, quando ancora non c’era stata un’esperienza di massa. Usare il digitale per farne qualcosa di positivo ci ha sempre unito e la collaborazione sfociò in un’amicizia, che ci ha fatto passare tante serate insieme. Urbino aveva una dimensione che a lui piaceva, quella di una città più periferica, un po’ come Potenza, ma intima e raccolta, in questo caso attorno alla comunità studentesca, da cui poter realizzare progetti per parlare col mondo. Questa sua vocazione a conciliare locale e globale c’è sempre stata. L’esperienza che ha proposto era quella giusta al momento giusto: non a caso, molti suoi studenti mi hanno scritto in privato, lunedì, dicendo di ricordala ancora bene. Lui sapeva guidarli senza ossessionarli".
Nicola Petricca