DICLAUDIO
Cronaca

Juan Diego Flórez in stato di grazia per le nozze d’argento con Pesaro

Applauditissimo il tenore peruviano affiancato da tante stelle: la degna chiusura di un bel festival

di Claudio

Salvi

Doveva essere un tripudio di belle voci e così è stato. Il ‘Gala Rossini’, organizzato dal Rof per i 25 anni dal debutto di Juan Diego Flórez a Pesaro, è stato una festa ma soprattutto la degna conclusione di questa bella edizione del festival. Peccato solo per l’assenza di Eleonora Buratto, una delle voci più attese della serata ma la soprano – che doveva cantare due arie da La donna del lago e dal Guillaume Tell – ha avuto all’ultimo momento un’indisposizione che le ha impedito di partecipare. Sul palco di piazza del Popolo di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla senatrice Liliana Segre oltre al tenore peruviano c’erano tutti gli altri: il soprano Marina Monzò e il mezzosoprano Marta Pluda. E poi i tenori: Manuel Amati; Matteo Roma; Sergey Romanovsky; Jack Swanson. I baritoni Pietro Spagnoli e Giorgio Caoduro e il basso Nicolò Donini. Non è mancato davvero nulla. Sul podio uno straordinario Michele Spotti a dirigere l’Orchestra Sinfonica della Rai e il Coro del Teatro Ventidio Basso. Ad aprire il concerto l’inno di Mameli seguito da l’inno alla Gioia cui è seguita l’ouverture de La Cenerentola in una esecuzione da incisione discografica che ha fatto subito entrare la platea nel clima rossiniano della serata. E’ seguito il duo ‘Ah! quel respect, Madame’ da Le Comte Ory con Juan Diego Florez e Marina Monzò, entrambi in forma strepitosa con il soprano di Valencia a dir poco straordinaria. Poi l’Aria di Pirro con un Sergey Romanovsky che ci è parso leggermente appannato rispetto ai suoi soliti standard. La Sinfonica della Rai ha poi eseguito la Sinfonia della Semiramide applauditissima dal pubblico ma in verità con qualche sbavatura qua e là. Ma è con l’Aria di Idreno "La speranza più soave" che la piazza si è davvero scaldata con un superlativo Florez in stato di grazia, impeccabile con una tecnica perfetta ed un volume di voce che sembra quello dei vent’anni. E’ toccato poi a Giorgio Caoduro, concentratissimo, che ha affrontato le non facili agilità dell’aria di Filippo da La gazzetta. Ma Florez è poi tornato sulla scena regalando un’altra perla con il Quintetto "Signor men vado, o resto?" da La Matilde di Shabran reinterpretando superbamente quel Corradino che lo impose al mondo 25 anni fa.

Il concerto ha poi proposto un’altra Sinfonia, "L’Italiana in Algeri" eseguita secondo con precisione e con i giusti colori. Non poteva mancare all’appello "Il Viaggio a Reims" con un grande Pietro Spagnoli che con l’aria di Don Profondo "Medaglie incomparabili" ci ha ricordato molto da vicino Ruggero Raimondi. E poi il sestetto "Zitti! Non canta più" con ancora una volta Florez in bella evidenza e la chiusura con il finale del Guillaume Tell, in francese con il suo emozionante anelito alla libertà. Un finale meraviglioso per una serata illuminata da tante stelle sul palco e in cielo.