Pesaro, 4 marzo 2023 – Michael Alessandrini ha telefonato a casa. Come se fosse libero. La Romania evidentemente ha maglie più larghe anche per chi è accusato di reati gravissimi. Non ha voluto parlare con i genitori ma ha chiamato il cellulare della cameriera Mirella, che lavora all’hotel San Marco da anni, per dirle due cose: il motivo che lo ha spinto ad uccidere Pierpaolo ("l’ho fatto per gelosia, andava con Julia") e per chiederle di inviargli la sua crema depilatoria preferita, un bagnoschiuma, la Bibbia, un po’ di pasta, la foto dei suoi cani e dei sigari: "Qui in Romania hanno poca scelta".
In attesa dell’estradizione
La telefonata è arrivata al cellulare della donna ed è stata preannunciata dal centralino della polizia di Timisora dove il reo confesso omicida di Pierpaolo Panzieri è rinchiuso in attesa della estradizione. Che non sembra veloce. Infatti Alessandrini ha dichiarato al giudice romeno che non intende tornare in Italia perché verrebbe sicuramente ucciso dai servizi segreti che gli stanno dando la caccia: "Lo farebbero passare per suicidio, ma io non voglio per niente morire".
La presunta fidanzata Julia
Ha poi dichiarato, sempre al giudice romeno, che lui è un seguace di Jahvè, il dio ebraico, e che intende ripulire Pesaro dai corrotti. Farneticazioni messe per iscritto nel verbale degli interrogatori mentre ha voluto chiarire ieri al telefono alla sua amica Mirella di aver ammazzato Pierpaolo perché aveva scoperto una presunta tresca (ma sull’esistenza di questa non c’è alcuna certezza e potrebbe essere una fantasia di sana pianta) con la sua donna di nome Julia, pesarese, la quale esiste, e verrà ascoltata dagli inquirenti nei prossimi giorni. Anche sul fatto che ci fosse una relazione tra loro è tutto da vedere.
La cena con Pierpaolo
Ma è certo che Michael ha accettato di andare a cena o addirittura l’ha suggerita a Pierpaolo avendo in testa questa congettura della tresca di cui, stando ai primi accertamenti, non c’è alcun riscontro reale. Sembra che la ragazza non avesse nemmeno il numero di Pierpaolo. Ma intanto, l’assassino ha riferito ai magistrati romeni, che lo hanno interrogato nei giorni scorsi, di esser riuscito a guardare la sera della cena il cellulare di Pierpaolo senza farsi accorgere leggendo delle chat compromettenti. Non ha spiegato come ha potuto aprire un cellulare altrui senza conoscere il pin. Ha poi detto di aver accoltellato a morte l’amico da cui si è sentito tradito subito dopo e di averci lottato. L’omicida ha riferito di aver staccato il pollice di una mano con un morso a Pierpaolo ma è un particolare non rispondente al vero.
Si è poi lanciato a raccontare ai magistrati romeni di aver il terrore di venire ucciso in Italia e quindi della volontà di rimanere in Romania a scontare la pena. Il che appare impossibile. Farà di tutto però per ritardare l’estradizione e non è chiaro come la procedura romena accoglierà o meno le sue richiesta. Una situazione che sta ritardando anche l’esecuzione dell’autopsia sul corpo di Pierpaolo. La sua famiglia attende in silenzio che si possa dare sepoltura al loro figlio.
La strategia difensiva
Da questi squarci di indagine, come la telefonata di ieri e le dichiarazioni rilasciate ai magistrati romeni di aver ucciso per gelosia ma di temere a sua volta di "esser ammazzato dai servizi segreti" in caso di rientro in Italia, sembra delinearsi la strategia difensiva di Michael Alessandrini: indirizzare l’indagine sul delitto verso i motivi passionali in modo di vedersi riconoscere delle attenuanti. Ma questa ricostruzione potrebbe far scattare l’accusa di premeditazione nei suoi confronti, in quanto dopo aver scoperto la presunta tresca ha poi fatto in modo di andare a cena dall’amico con un coltello in tasca, 500 euro nel portafogli e l’auto del padre a disposizione. Difficile aver fatto tutto questo per caso.