Edoardo Ricci, quinta superiore al Mamiani, quando mercoledì mattina è tornato in classe per il primo giorno di scuola, ha avuto un flashback. La sedia e il banco gli sono sembrati comodissimi e non come quelli che ha sperimentato in Ghana, Africa occidentale, dove ha frequentato il cosiddetto quarto anno all’estero. "Mi sono seduto su un banco che faceva tutt’uno tra panca e la piana del tavolo – racconta ridendo –: sono alto 1,85 metri e non sapevo dove infilare le gambe". Subito dopo, guardandosi attorno si è accorto che ad Accra, capitale del Ghana, il concetto africano di “aule affollate“ è molto diverso da quello italiano: in classe con lui c’erano 58 coetanei.
"E’ vero studiare in un istituto superiore nel cuore di un continente così lontano dalla nostra cultura può essere uno shock – dice molto però contento dell’esperienza fatta –, ma ho visto posti di una bellezza naturale assoluta e ho conosciuto persone veramente speciali che porterò per sempre nel mio cuore. Il mio mal d’Africa ha i loro volti". Già il tragitto per andare a scuola è materia per drammaturghi. "Quando con il mio compagno di classe Bright, il mio amico francese Stann e il mio fratello africano Justice prendevamo la via per andare a scuola, nel fare un tratto a piedi, ho visto panorami mozzafiato. Una natura così io non l’ho mai vista". Le foto di Ricci confermano. Ogni spostamento in trotro, il trasporto pubblico locale, poi ha avuto il sapore di un’avventura. "Mi svegliavo alle 5.30 del mattino e per andare a scuola prendevo il trotro, un van, molto popolare che sgattaiola nel caos del traffico africano – spiega Edoardo –: credo che l’unica regola di un tro tro sia quella di fare sempre lo stesso tragitto. E’ guidato da una “driver“, mentre a fare il resto è il mate". Cioè? "Quando si arriva in un mercato, il mate è quello che scende dal pulmino fermo nel traffico, e ottimizza andando in giro a cercare clienti vendendo la direzione del tro tro. Scende, trascina a forza pure le persone perché salgano. A volte la concorrenza è spietata: i mates si azzuffano per contendersi i passeggeri. E’ un personaggio che urla, sta a scavalco sulla lamiera per saltare alla bisogna, liberare la strada da ostacoli. Per prenderlo mi è capitato di dover urlare. Insomma è un’esperienza adrenalinica".
La concezione del tempo poi è tutta da indagare: "Non mi sono abituato all’elasticità dei tempi africani – dice Ricci – dove un ritardo di due ore ad un appuntamento è tollerato". Di certo l’esperienza sarà materia per il Capolavoro, la tesina che si porterà anche quest’anno all’orale della maturità. Quando è tornato a scuola, a Pesaro, gli insegnanti che l’hanno visto l’ultima volta un anno fa, lo hanno coperto di domande. A fargli visita in Africa per girare un documentario sull’esperienza fatta, invece, è stato il professore Marco De Carolis: "Quella di Edoardo è stata una scelta controcorrente: commenta il prof De Carolis – tanti al suo posto preferiscono gli States". In effetti Ricci, classe 2006, gli Stati Uniti d’America li aveva messi, ma al decimo posto delle destinazioni offerte dalla organizzazione Intercultura che attraverso borse di studio permette ai ragazzi, di vivere, da studente esploratore, un anno all’estero. Bello.
Solidea Vitali Rosati