
Una miriade di dettagli documentati da vecchie foto nella natività fatta dai volontari in corso XI settembre. L’area del cosiddetto “Borgo“ diventa l’icona di una città scomparsa da tanti decenni.
Quanti ricordano i “govoli“ del borgo? Appunto. L’acciottolato di grosse pietre levigate è stata la vecchia pavimentazione in alcune vie del centro storico, prima che il san pietrino la facesse da padrone. Era nel cosiddetto "borgo", in fondo a corso XI settembre, mentre oggi questo tipo di selciato è ancora visibile in fondo in via Neviera e in via Belvedere. E’ la traccia di un passato cittadino meno recente, ma ancora vivo, riemerso grazie alla maestria di un gruppo di presepisti, tra i 30 e i 60 anni, artefici del "presepe del borgo".
Loro, i volontari che da 4 anni con assoluti dedizione e anonimato regalano alla città una rappresentazione sacra in una scenografia di indubbia bellezza, preferiscono definirsi “presepianti“. Non perché questa “attrezzatissima“ brigata di “artigiani in pectore“, millanti imperizia, quanto perché non amano prendersi troppo sul serio. Nel presepe i “govoli“ sono stati riprodotti di vera pietra. Parlando con un paio di loro si resta sorpresi: primo perché le offerte che vengono raccolte grazie ad una cassettina posta davanti al presepe, dislocato al numero civico 242 di Corso XI Settembre, non serviranno a coprire le spese di produzione del presepe, per quanto impegnative queste siano, ma verranno devolute in beneficenza. Secondo, si resta sorpresi, perché il presepe, ogni anno diverso, è ricco di riferimenti al passato pesarese.
Tra i particolari maniacali, osserviamo come sono state realizzate, listello per listello, le persiane alle finestre. Invece, dove la memoria umana vacilla corrono in aiuto i libri di storia locale e il preziosissimo archivio fotografico di Luciano Trebbi. Qualcuno riconoscerà la citazione alla casetta rossa in cui nacque Glauco Mauri, oppure il loggiato con le botteghe davanti alla chiesa di Sant’Agostino. Nell’edizione 2024 è stato riprodotto il forno pubblico, dove chiunque poteva andare a cuocere il pane: si trovava alla fine del corso in via Pace, tra via Mentana e via Mammolabella. Insomma è del tutto evidente che il gruppo dei “presepianti“ pulluli di maestri d’arte e mestiere come è chiaro che vengano usate tecniche e tecnologie professionali, per un paio di mesi di preparativi. Ma quale sarebbe il perimetro del borgo?
Piuttosto che circoscritto dalla toponomastica il borgo, dai “presepianti“, è vissuto come un luogo dell’anima. Comunque non si sbaglia se lo si pensa incastonato tra via Belvedere cioè porta Rimini, via Massimi e via Severini dietro la chiesa di San Giovanni; via Neviera, via Mengaroni. Praticamente un quadrato circa, con il fulcro di attività su corso XI Settembre, dalla pescheria alla fine dell‘ex manicomio. Per gli amanti del bello e per i curiosi avvisiamo che il presepe resterà visibile al pubblico fino al 15 gennaio, negli orari 8,30-12,30 e alle 15,30 - 19,30.