Fano, ha lo smalto sulle unghie: aggressione del branco contro due ragazzi

Una quindicina di giovani si sono accaniti contro i pesaresi. Calci e pugni in faccia al 17enne che cercava di proteggere l’altro preso di mira per il suo look: setto nasale e mano fratturati

Polizia, carabinieri e 118 ieri intorno alle 20 alla Rocca Malatestiana

Polizia, carabinieri e 118 ieri intorno alle 20 alla Rocca Malatestiana

Fano (Pesaro e Urbino), 10 maggio 2021 - Il ciuffo di colore bianco, e le unghie con lo smalto nero. Sono stati questi "elementi estetici" a scatenare l’altra sera a Fano il pestaggio del branco nei confronti di due amici di Pesaro. Questi, un 17enne e un 18enne, erano arrivati in bus a Fano dove hanno molti amici. Ma appena messo piede alla rocca Malatestiana, è divampato l’inferno. Lo racconta L.L. il maggiorenne di Pesaro, studente del quarto anno del Mengaroni, preso di mira per primo dal branco: "Io ho le unghie con lo smalto nero. Mi piace averle, vederle, portarle. Ce le ho da quattro anni e ho subìto ogni tipo di offesa per questo, tipo frocio o altro, ma non mi ha mai importato nulla visto che sono eterosessuale. Ho anche un ciuffo di capelli tinto di bianco perché mi piaccio così".

Pestaggio per lo smalto alle unghie, prime due condanne a Pesaro

Approfondisci:

Aggressione per lo smalto, il ragazzo picchiato: "Ho detto: ora muoio"

Aggressione per lo smalto, il ragazzo picchiato: "Ho detto: ora muoio"

"Appena arrivati a Fano, ci sentiamo chiamare da lontano da questo gruppo di una quindicina di ragazzi che non conoscevamo. Mai visti prima. Erano tutti extracomunitari, albanesi e marocchini. Mi prendono in giro per il ciuffo bianco ma quando arrivano vicino e vedono le mie unghie con lo smalto nero, cinque o sei di loro mi bloccano, uno prende un accendino e cerca di dar fuoco alle dita per ’togliermi lo smalto’ un altro vede le mie collane, prima me le chiede e poi me le strappa. A quel punto, interviene il mio amico che cerca di fermare questa gente che si stava avventando su di me. Purtroppo gli sferrano un pugno in faccia che lo getta a terra, io urlo di lasciarlo, ma loro continuano a dargli calci in bocca, alla schiena, al braccio, ovunque".

"Io rimango come paralizzato dalla paura, non riesco nemmeno a chiamare aiuto e neppure a telefonare alla polizia. Il mio amico a terra perde sangue, ma delle cinquanta persone intorno che vedono tutto, nessuno viene ad aiutarci. Nessuno dice basta né ci dà una mano. Solo uno, che non conosciamo, chiama il 113 e il 112 e poco dopo arriva la polizia, i carabinieri e il 118. Il branco dei picchiatori, cinque quelli più violenti, è fuggito subito ma prima ci ha rubato il marsupio con le chiavi di casa e i cellulari. Io poi ho ritrovato poco lontano il mio telefonino, ma quello del mio amico non è stato ritrovato. Io sono ancora sotto choc ma a parte il livido al collo quando mi hanno strappato la collana, non ho avuto pugni. Invece al mio amico gli hanno fratturato il naso e un braccio. Io mi sto riprendendo adesso, dopo molte ore. Non avrei mai immaginato quello che è successo, mai ho pensato che il mio vezzo di darmi lo smalto nero alle unghie portasse a questo. Mi dispiace tantissimo per il mio amico, ha avuto la colpa di essere con me e di aver cercato di difendermi".

Continua il ragazzo: "Mentre il mio amico veniva portato in ospedale, io sono salito nella macchina della polizia per andare in cerca di chi ci aveva aggredito. Abbiamo girato tutta Fano ma senza fortuna anche se la polizia ci ha detto di aver identificato il gruppo, formato da giovanissimi extracomunitari albanesi e marocchini. Io non li ho nemmeno guardati in faccia se non all’inizio. Poi ho capito di non doverli guardare per non sfidarli e ho tenuto sempre la testa bassa per non dargli pretesti. Ma non è bastato. Il mio amico mi ha detto, mentre lo portavano in ospedale, che pensava di morire, di venir ammazzato a calci e pugni. Non sentiva nemmeno più le botte, stava perdendo conoscenza. Ha rischiato la vita per colpa di un branco di delinquenti che si è avventato su di me per le mie unghie smaltate e il mio ciuffo di colore bianco. Io spero che vengano trovati. Comunque, non smetterò di mettere lo smalto, è il mio marchio di fabbrica, perché vuol dire essesere liberi". La madre Elena conferma: "Approvo in pieno le scelte di mio figlio".