REDAZIONE PESARO

Montecchio di Vallefoglia, l'addio a Stefano Conti, morto a vent'anni / FOTO

Centinaia di persone ieri per l’ultimo saluto tra palloncini bianche, dediche e una commovente lettera

Il feretro di Stefano 'Teto' Conti

Vallefoglia (Pesaro), 12 aprile 2018 - Bianchi i palloncini fuori, bianchi i mazzi e i cesti di fiori che hanno invaso come una primavera l’interno di Santa Maria Assunta a Montecchio, la chiesa di Stefano Conti, il ventenne morto domenica all’alba uscendo di strada lungo via Belvedere.

Ad ogni composizione floreale ha corrisposto un fiocco con la dedica: dalla più intima dei nonni alle più ampie come quelle siglate dai dipendenti della Conti Compressori o dal Circolo Ciao 2000. Alla famiglia di Teto, molto stimata e conosciuta in tutta la vallata da Pesaro a Montegridolfo, don Orlando Bartolucci, dall’altare ha riservato le parole d’incoraggiamento più care. Dal giorno della tragedia poi la mamma di Stefano, Maria Teresa Bucci, il padre, Corrado Conti e la sorella Chiara sono stati travolti da un’ondata d’affetto alimentata da tantissimi giovani, tutti amici che il giovane Teto ha saputo conquistare nella sua breve vita, durata il tempo dell’adolescenza (FOTO).

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La mobilitazione dei ragazzi s’è mostrata in tanti modi diversi, tutti potenti. Il primo lenzuolo con la scritta «Ciao Rosso», il corteo funebre l’ha incontrato a Chiusa di Ginestreto. Non è volato come i palloncini nemmeno l’altro gigantesco stendardo appeso fuori la chiesa di Montecchio con scritto: «Il cielo ha una nuova stella. Ciao Teto». Il bianco diffuso non ha fatto che risaltare il giallo e azzurro della squadra di calcio, la Asd Mondaino, impeccabile nella divisa che anche Teto ha indossato con orgoglio e l’energia dei suoi vent’anni. Sono stati loro, i suoi compagni di squadra a portarlo fuori dalla chiesa, a spalla.

Il volo dei palloncini, liberati al passaggio del feretro ha commosso i genitori, mentre la parole scelte dai tanti compagni di avventura ne ha scaldato il cuore. Tra le testimonianze più autentiche quella dei compagni di classe e quella degli amici di sempre di cui riportiamo alcuni stralci. «Ciao Teto – hanno esordito questi leggendo una lettera alla fine della messa –. Oggi non è semplice trovare delle parole. E’ così strano come la vita possa volare via senza che tu possa farci niente. E’ strano come un minuto prima siamo insieme a ridere ed un minuto dopo, per uno scherzo del destino, quelle risate non ci siano più. Ma noi vogliamo ricordarti così, come la persona più sorridente, solare e allegra che abbiamo mai conosciuto – continua la lettera –, sempre pronto ad ascoltarci e a condividere insieme tutto quello che succedeva".

"Vogliamo ricordarti per quel tuo ciuffo di capelli smisurato, per il tuo bellissimo timbro di voce e per ogni cosa bella che hai fatto in questi anni. Non è accettabile però, che abbiano voluto portare via te, che abbiano voluto prenderti cosi presto per un insieme di coincidenze come il fatto che volevi tornare a casa velocemente perché il giorno dopo dovevi giocare la partita con la tua squadra. Tu eri così: davi il massimo, sempre, con tutto e per tutti. Le ultime immagini di te sono di quel sabato sera passato insieme, tu felice, con il sorriso sulle labbra e come era tuo solito fare non facevi mai mancare una battuta per rallegrare tutto il gruppo. Chissà adesso dove sei e cosa stai facendo, se ci stai guardando. Avremmo voluto non fare a meno di te, ma tutto ciò che resta è racchiuso nei nostri cuori e nei nostri ricordi. Nessuno è in grado di cancellarli e quelli più forti sopravviveranno a tutto. Queste parole purtroppo saranno le ultime di questa lettera, ma i nostri rapporti e la nostra amicizia non finiranno mai: te lo promettiamo. Oh... Non ti dimenticare di mandarci un messaggio su Whatsapp per raccontarci veramente come è il paradiso... perché sappiamo che te sei lì».

Il post scriptum ha poi sciolto la tensione liberando l’assemblea in una risata: «P.S. – hanno scritto i ragazzi –. Hai lasciato la bandiera del Palio della Rana nella macchina di Corte... Quando vuoi scendi e vienila a prendere, che almeno ridiamo ancora un po’».